C’è fermento, c’è indignazione, c’è chi parla di arte e chi di trash. Ma alla fine della fiera, “Espresso Macchiato” di Tommy Cash è solo l’ennesima dimostrazione che l’Eurovision ha perso il caffè, la bussola e anche un po’ di dignità.
L’Estonia ha deciso di mandare in gara un pezzo costruito su un’accozzaglia di stereotipi italiani degni di una pubblicità americana degli anni ’90. Mafiosi sudati, spaghetti volanti, caffè espresso da sbandierare come identità nazionale. Il tutto condito da un finto italiano da meme: “Mi like mi coffè very importante”. Ma importante per chi, esattamente?
Il brano non è una provocazione intelligente, è una presa in giro superficiale. Non è satira, è folklore da discount. Chi lo difende parla di ironia e di libertà artistica. Io ci vedo solo il nulla cosmico travestito da genialata. Un insulto alla cultura italiana e, peggio ancora, alla nostra intelligenza.
E il Codacons che si sveglia chiedendo la squalifica? Già, quando c’è da cavalcare l’onda mediatica, non manca mai. Ma che ci sia riuscito un rapper estone a far parlare tutta l’Italia è il vero capolavoro di marketing.
Il problema non è solo Tommy Cash. Il vero dramma è che “Espresso Macchiato” viene dato tra i favoriti alla vittoria. I bookmaker lo spingono sul podio e il pubblico europeo, si sa, ama l’assurdo. Ma davvero abbiamo ridotto l’Eurovision a una caricatura da TikTok?
A Lucio Corsi, in gara per l’Italia, tocca l’ingrato ruolo del vero artista in mezzo a un circo. E mentre lui canta con poesia e stile, la scena se la prende chi urla “mamma mia” con gli occhiali da sole a forma di pizza.
Domanda finale:
Ci indigniamo oggi, ma domani canteremo anche noi “mi like mi coffè”? Oppure è arrivato il momento di smettere di ridere delle caricature e iniziare a difendere la nostra identità con un po’ più di caffeina?
Vera Tagliente