Lo elogiano tutti ma non mancano tensioni. La condanna all’ipocrisia di Schlein-Conte e il ricordo sincero della Premier: “era il Papa degli ultimi”.
Aula gremita, applausi lunghi, solenni. A Camere riunite si rende omaggio a Papa Francesco, con interventi da ogni fronte politico. La politica si prende una pausa e dedica più di un’ora alla memoria del defunto Papa. C’è chi lo fa con evidente commozione, chi – forse – coglie l’occasione per una passerella ben calibrata. Ma oggi, almeno a parole, sono tutti d’accordo nel celebrarne la figura.
Lo ricorda Giorgia Meloni, ultima a intervenire: era il “Papa della gente, degli ultimi, degli invisibili, dei poveri, delle periferie fisiche ed esistenziali”. Non cede alla tentazione del protagonismo e rimane ancorata a un ricordo personale, evitando di indossare la maglia della politichese.
L’opposizione non resta a guardare. Elly Schlein dà la scossa, e lo fa senza mezzi termini: “Francesco non merita l’ipocrisia di chi deporta migranti, nega l’emergenza climatica e lascia senza cure chi non può permettersele.” Silenzio gelido nei banchi del centrodestra. Nessun applauso. Qualcuno stringe le labbra, qualcun altro guarda altrove. È la premier in persona a intervenire con un gesto per calmare gli animi dei suoi. La tensione si smorza, ma solo per un momento.
Poi è il turno di Giuseppe Conte, che prima ricorda il coraggio del Papa su Gaza e poi affonda: “ora lo celebrano tutti, ma è un teatro scomposto dell’ipocrisia.”
D’altronde, Papa Francesco non è mai stato uno che lasciava tutti d’accordo. Né in vita né ora. Troppo politico per essere solo un pastore e troppo pastore per essere ridotto a politico.
C’è spazio per rispondere all’opposizione: sale in cattedra il senatore Gasparri di Forza Italia, che critica “le tante ipocrisie di chi lo cita sempre e non ha mai seguito il percorso della fede”. Prova a scoccare tutte le frecce nella sua faretra. E conclude cercando di riportare l’attenzione su temi cari al centrodestra: la famiglia, i valori non negoziabili, le radici cristiane. Stavolta è il Partito Democratico a rimanere fermo dopo l’intervento.
In questo gioco di specchi e repliche, c’è anche chi decide di sfilarsi dalla rissa dialettica. È il caso di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, che mette da parte la politica e dedica cinque minuti pieni di gratitudine a Papa Francesco, richiamando le sue parole: “Riandare all’essenziale”.
Eppure, quell’essenziale sembra essersi perso per strada. Le parole forti di Francesco – dalle condanne sulla guerra alla denuncia dell’ingiustizia climatica – sono rimaste spesso sospese nel vuoto. Pochi le hanno ascoltate davvero, ancora meno le hanno trasformate in azione. Il Papa chiedeva pace, invocava giustizia, esigeva coerenza. Ha parlato di Gaza, ha chiesto di fermare le armi verso l’Ucraina, ha ricordato ogni giorno il volto di chi viene dimenticato.
Forse, oggi, non importa stabilire chi abbia davvero ragione. Forse, il vero miracolo è stato vedere un Parlamento intero fermarsi – almeno per un’ora – a dire “grazie” allo stesso uomo. E anche solo per questo, Papa Francesco ha fatto ancora una volta quello che gli riusciva meglio: spiazzare tutti.
Grazie, Papa Francesco.
Federico Giorgetti