Dichiarazione del consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD), presidente II Commissione consiliare Regione Puglia.

“Altoforno 1 sotto sequestro, Italia messa in mora dalla Commissione Europea sull’ex Ilva. A Taranto sembra essere tornati indietro di 15 anni. Chi pensava di archiviare frettolosamente la vicenda, lasciando intendere che gli aspetti ambientali fossero ormai risolti, è stato purtroppo smentito. Dico purtroppo perchè i primi ad essere penalizzati da questa drammatica condizione sono i cittadini di Taranto e gli operai della grande fabbrica.

Questi eventi ripropongono l’urgenza di dare risposte certe, definitive e in tempi rapidi ad una collettività che è stanca di subire e di sacrificarsi in ragione della strategicità di un’industria che giorno dopo giorno mostra i segni del tempo. L’Altoforno 1 che ieri ha preso fuoco, è stato riavviato (non senza polemiche) ad ottobre dello scorso anno, dopo un lungo e costoso revamping che il ministro Urso ha definito una ripresa di normalità. Sì, la normalità delle emissioni dannose per la salute e per l’ambiente, la normalità di impianti al collasso, la normalità di uno stabilimento obsoleto.

Prima della fumata nera dal comignolo della Cappella Sistina, ieri a Taranto, abbiamo assistito ad una ben più corposa e minacciosa fumata nera. La densa colonna di fumo ha fatto da sfondo al ministro dell’Ambiente che in quelle stesse ore era a Taranto. Le sue parole sulla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale sono apparse paradossali ed emblematiche di quanto la vicenda del centro siderurgico di Taranto, sia ben lontana dall’essere risolta come, invece, lascia credere il Governo.

Omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e getto pericoloso di cose sono i reati contestati dalla Procura di Taranto, mi auguro che si faccia piena luce sulla vicenda, che non ci siano ricadute sull’occupazione e che le emissioni non abbiano compromesso la qualità dell’aria. Mi auguro soprattutto che sul futuro dell’ex Ilva si faccia, finalmente, chiarezza”.

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