Numeri da record e una squadra, l’Inter del tecnico Simone Inzaghi che ha centrato uno dei più importanti obbiettivi della stagione: La finalissima di Champions League.

A Milano si respira aria di Champions, fosse solo quella, Inzaghi potrebbe fare sonni tranquilli. Non che non li faccia, ma l’adrenalina della prima finale giocata con il Barcellona a San Siro, scorre ancora nel sangue di tutto l’entourage nerazzurro. Lo sa bene, Francesco Acerbi il secondo marcatore più anziano nella storia della Champions League, che a soli 37 anni e 85 giorni, segna un goal storico proprio sul finale, quando Hans Flick, il tecnico blaugrana, sussurrava al suo secondo di preparare il biglietto per Monaco di Baviera, città scelta per la disputa della finale che invece, vedrà i nerazzurri di Simone Inzaghi giocarsela con i francesi del Paris Saint Germain già campione in Francia.
Ancora adrenalina a fiumi e Davide Frattesi, mediano tirato fuori dal cilindro al momento giusto, ne è consapevole, ed in particolar modo, la sua consapevolezza cresce a dismisura, quando davanti a lui si materializzano quei tempi supplementari e quel suo mirabolante e preciso tocco che sancisce il 4 a 3 per i nerazzurri che dovranno poi difendere gli assalti di un Barcellona per nulla rassegnato. E lui, il Demone, si sbraccia a bordo campo, urla, sbraita, rimprovera Taremi, più utile in difesa che in attacco, osserva estasiato Sommer che para l’imparabile e nega la gioia all’astro nascente blaugrana Yamal. “Spiacenti”, ma l’Inter di martedì scorso ha lanciato un chiaro segnale ai rivali che si apprestano ad affrontarla nella finalissima di Champions, i francesi del Paris Saint Germain, che hanno battuto con saggezza ed impareggiabile tenuta tecnica e tattica gli inglesi dell’Arsenal di Riccardo Calafiori (come starebbe bene all’Inter) e Mikel Arteta, tecnico spagnolo che può solo consolarsi con l’approdo dei Gunners in semifinale e con un campionato che ha già consacrato il Liverpool campione d’Inghilterra. Per i Gunners c’è solo la qualificazione certa in Champions League per la prossima stagione.
Ma Barcellona-Inter, rimarrà negli annali delle epiche sfide di Champions League, con Simone Inzaghi che si gusta l’approdo in finale e le ultime sfide di campionato alla guida della sua Inter ancora contendente e principale avversaria di un Napoli che vince segna, ma non convince.

Finale di stagione al cardiopalma per l’undici di Simone Inzaghi. Il demone che ha disputato sulla panchina dell’Inter 213 gare, con 139 vittorie, 40 pareggi e 34 sconfitte, si prepara a centrare il bis? Scudetto e Champions? 

Numeri da capogiro e con un organico che osanna i parametri zero e la lunga esperienza di giocatori che lo stesso Inzaghi ha sfruttato in tutte le competizioni, con quelle vistose perdite di tensione che ne hanno compromesso la vetta in campionato. E sì, c’era e c’è ancora quella netta sensazione che il Demone abbia concentrato le sue attenzioni sul percorso in Champions, la sfida con il Barcellona ha visto gli indiscussi titolari protagonisti in campo, come Barella, Chalanoglu, Lautaro Martinez, Di Marco e Dumfries, l’uomo che dalla fascia più volte ha proposto soluzioni offensive efficaci e con goal finale( la trasferta di Barcellona è la conferma) E che lo hanno consacrato come titolare inamovibile sulla fascia destra. Stesso discorso con Martinez, Thuram e l’attempato Mikitaryan ancora deluso per quel fuorigioco segnalato a Barcellona, ma perfettamente in grado di dare quantità e continuità alla batteria di centrocampo. Carlos Augusto resta e rimane quel giocatore che dovrà alternarsi tra difesa a tre e soluzione esterna, in alternativa a Di Marco, rimane ancora Bastoni, perfetto nelle chiusure e molto propositivo in avanti e se proprio in campionato si vuole fare uno strappo, dalle riserve spuntano i polacchi Zielinsky e Zalewsky quest’ultimo molto utile alla causa nella gare di campionato e nei finali di gara in coppa, quando la squadra ha avuto problemi per far tirare il fiato a quei titolarissimi che nelle ultime gare di campionato hanno annaspato nella trasferta di Bologna persa dai nerazzurri e che ha favorito la capolista Napoli di Antonio Conte. Un finale di stagione al cardiopalma per la società nerazzurra che dovrà fare i conti con gli impegni di campionato e la finalissima di Monaco, e con un organico in via di recupero.

Torino in  trasferta, Lazio in casa e Como nuovamente in trasferta, queste le gare che decideranno le sorti del campionato, prima della finale di Champions League e del Mondiale per Club.

Finale di campionato, finale di Champions, sfida tra Napoli, tempio e faro del calcio meridionale, e Inter tempio di coppe, scudetti e calcio internazionale. Il Napoli da canto suo, avrà un calendario sulla carta, agevole con il Genoa(obbiettivo salvezza centrato), il Parma in una trasferta delicata che vede tra l’altro i ducali rivitalizzati dal tecnico Cristina Chivu, ex interista e uomo del triplete, e poi, di nuovo al Maradona Stadium con un Cagliari decisamente in via di salvezza, ma che cerca ancora punti essenziali in quanto distante dalla zona critica solo sette lunghezze a tre giornate dalla fine. In caso di parità tra Inter e Napoli si giocherebbe uno spareggio, il secondo dopo 61 anni di storia della Serie A. Sarà fondamentale per Simone Inzaghi dosare le forze giuste in questo finale di campionato, fino al 31 Maggio giorno in cui verrà assegnato l’ambita e prestigiosa coppa dalle grandi orecchie.
Insomma, dove c’è storia calcistica, anche l’Inter è presente, questa volta non sarà l’epica conquista del triplete, ma un’altra battaglia, un’altra storia da scrivere in casa e oltre le mura di casa, dove la vetta più alta dell’Europa calcistica attende colei che riuscirà a scalare la montagna.

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