Accogliamo e pubblichiamo le riflessioni di una giovane studentessa del Sud.

Giorgia Laforgia

Ma iI giovani di oggi sono addormentati o inascoltati?

Quanto la politica, quella con la P maiuscola, pesa sui giovani?

Quanto sulla loro partecipazione alla vita pubblica?

Di certo non è facile addentrarsi nei meandri della società odierna, men che meno nella politica e ancor di più nei giovani. Ma andiamo per ordine. La società odierna è così complessa da non mostrare più quella particolare attrazione per la vita, la cultura, la società e la politica.

Innanzitutto, perchè questa suddivisione, perchè è la vita a plasmare la concettualità dell’essere, in relazione all’ambiente in cui si nasce, la famiglia, l’educazione che si riceve, la costruzione del se, attraverso gli studi, la forza di adattamento, nelle amicizie che si frequentano l’evoluzione dell’io, nello stadio della rivoluzione a tutti i costi. Senza sapere che un grande nell’800 disse, l’uomo è un lupo che vive tra lupi, (Hobbes).

La cultura segue le fasi della vita ed in essa la competenza del fare,nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Con la cultura del fare si entra nel mondo della società ove i primi scontri generazionali sono dietro l’angolo. Scontri di idee, di progetti, di teorie e di tesi, senza alcuna pratica, né alcun risultato che ne dimostri la fondatezza. Dopo tutto ciò, nasce il senso di fare politica. Senza sapere che la politica intesa nel vero senso della parola è quella che viviamo tutti i giorni, non bisogna essere politici per fare la politica, tutti i più illustri politici del mondo erano uomini di cultura, di carisma, di fascinazione comunicativa e di profonde competenze settoriali.

Da questa premessa nasce un interrogativo. 

Se dovessi esprimere, da ragazza di ventisei anni, il mio punto di vista riguardo ai sentimenti che noi giovani proviamo nei confronti della politica, direi, conoscendone il passato ed il presente, a mio dire, che siamo avvolti da nostalgia mista a rassegnazione. Si! Relegati in due sentimenti contrastanti, in quanto il primo volge alla speranza, sperando di riportare in vita modelli passati, il secondo nel non trovare soluzione né nel passato né nel presente. Del futuro non essendoci certezza forse sarebbe meglio solo fantasticarne progetti. È per questo che, ritengo, che i giovani oggi si sentono fuori dal gioco, come se non fossero capaci di avere il coraggio e la forza di fare, di quel fare che, si badi bene, non è contro la società ma solo contro un fantasma che non ha un nome, o forse un nome lo ha ed è libertà, libertà di non essere catturato da false tendenze, da falsi ideologismi, false teorie, falsi complotti. Libertà e verità.

È questo lo slogan per il quale noi giovani vogliamo essere ascoltati, solo ascoltati, per proporre nel contesto della più alta formazione sociopolitica il nostro essere, perchè noi siamo!

E’ vero! dovremmo di più credere in noi stessi, dovremmo di più vivere la vita reale nella burocrazia, dovremmo di più vivere la politica attiva, partendo da casa nostra. Si! perchè, se non siamo capaci di vivere a casa non potremmo mai poter parlare di cattiva, mala, buona politica.

Nel migliore dei casi riescono ad emergere quei pochi che hanno la fortuna di avere un padre o una madre benestanti, o comunque coinvolti nell’attività politica, o chi a buon partito abbia deciso di scalare il monte partendo dal basso, costruendo il suo avvenire solo scrivendo articoli utili a formare classi dirigenti politiche valide, attraverso lo studio delle scienze politiche, addentrandosi nei meandri della storia delle dottrine politiche con uno sguardo a quella branca che si chiama antropologia, perché attraverso quella si conoscono gli uomini (in senso generale) e in quelli e con quelli promuovere interessi di gruppi.

Comunque, tanti sono i pensieri, le idee, la voglia di cambiare il paese o nel proprio piccolo, la propria regione, la propria città; ma nessuno si pone ad ascoltare i giovani, che forse un modo lo hanno e sarebbe quello di fare quell’apprendistato per conoscere le dinamiche interne della cultura politica. Non ci può essere rivoluzione se non c’è cultura.Si parla tanto in TV di come i giovani d’oggi passino la maggior parte del tempo dietro uno schermo, ma nessuno ammette che essi sono anestetizzati da una società, una classe politica che li vuole rintanati in una dimensione dove non possono “nuocere” con i loro pensieri, con idee anche scomode che potrebbero cambiare per sempre, in positivo, la nostra collettività. Forse sarebbe il caso di dimostrare tramite i quotidiani la propria valenza, il proprio sapere, non il qualunquismo di serie ma credere in quel “IO SONO”, non si può generalizzare.

La bravura di una intelligenza viene catturata immediatamente dalla politica e credo che sia questo il modo migliore per contribuire alla evoluzione della specie. D’altronde come già detto tutto anestetizza, la televisione, il computer, i social sono solo fake news, la vera identità è il mostrarsi nel prendere un microfono e parlare alla gente, con toni pacati di informazione, senza aggressione, perché oggi la gente è spaventata, tornare alle buone pratiche ritengo sia il modo migliore per una società non comandata da nessuno.

Mi piace accarezzare quell’idea su detta, vivere la libertà, che oggi è il bene più prezioso

Giorgia Laforgia.

Componente provinciale IO  SUD, dipartimento Giovani , Arte & Università.

Laureanda in Giurisprudenza e appassionata di politica, letteratura, giornalismo. Militante per i diritti dei giovani e per la costruzione di una Puglia migliore.

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