Salario minimo a 9 euro respinto: la maggioranza chiude la porta, ma la battaglia è appena iniziata

Il Parlamento italiano ha vissuto ore di fuoco: al centro del dibattito, una proposta semplice ma potente — garantire a ogni lavoratore almeno 9 euro lordi l’ora. Una misura di civiltà, portata avanti con determinazione da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione e Alleanza Verdi e Sinistra. Una proposta per dire basta al lavoro povero, a stipendi da fame, all’umiliazione quotidiana di chi lavora e resta comunque sotto la soglia della dignità.

Eppure, la risposta della maggioranza è stata un secco no.

La linea del governo: tutto rinviato, tutto rimandato

Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno respinto la proposta, affidandosi a una legge delega che rimette la questione nelle mani del governo. Un modo elegante — ma nemmeno troppo — per rimandare il problema. La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha ribadito la fiducia nella contrattazione collettiva, dichiarando: “Non credo al salario minimo per legge perché credo nella buona contrattazione e nel valore delle parti sociali”.

Una dichiarazione che suona stonata mentre milioni di lavoratori sopravvivono con stipendi ben al di sotto dei 9 euro, spesso proprio fuori dai contratti collettivi di riferimento. Si parla di dignità, ma si chiude la porta in faccia a chi quella dignità oggi non ce l’ha.

Opposizioni sul piede di guerra: “Avete umiliato chi lavora”

La reazione delle opposizioni non si è fatta attendere. Elly Schlein (PD) è stata chiara: “Così facendo non si umiliano le opposizioni, si umiliano milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Li si abbandona alla morsa dell’inflazione, alle bollette, all’affitto che non basta mai”. Durissimo anche Giuseppe Conte (M5S), che ha parlato di “schiaffo a 3,6 milioni di lavoratori”, accusando la maggioranza di “prendere in giro un intero Paese che chiede solo giustizia salariale”.

Un’Italia sempre più isolata in Europa

E mentre il governo prende tempo, l’Europa va avanti. In Francia, Germania, Spagna, il salario minimo esiste, è legge, e spesso supera i 9 euro. L’Italia resta tra i pochi Paesi senza una soglia legale, affidandosi a una contrattazione collettiva che, seppur importante, non riesce più a coprire chi lavora in settori non tutelati o con contratti fantasma.

La battaglia continua

Questa non è una sconfitta definitiva. È uno spartiacque. Il salario minimo non è solo una cifra: è una scelta di campo. O si sta dalla parte di chi lavora, o si gira la faccia dall’altra parte.

Le opposizioni promettono di non mollare. I sindacati si mobilitano. I cittadini osservano, giudicano, e iniziano a far sentire la propria voce. Perché nessuno dovrebbe lavorare per pochi euro l’ora. Perché la dignità non è negoziabile.

Il salario minimo tornerà. Perché una politica che ignora i bisogni reali delle persone è destinata a perdere. E prima o poi, anche nelle stanze del potere, qualcuno dovrà ascoltare.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.