Colli Euganei – Ci troviamo lungo il versante sudorientale dei Colli Euganei, nella vallata ai piedi del borgo di Arquà Petrarca.

ll laghetto della Costa, sito di grande interesse naturalistico-ecologico, è il bacino d’acqua naturale più ampio e noto dei Colli Euganei ed è alimentato dalle acque di sorgenti termali. L’acqua sgorga in polle ben visibili sulla superficie, alla temperatura di 45°C circa, consentendo al lago di non scendere mai nemmeno in inverno sotto i 17–18°C.

Nella stagione primaverile, a seguito di piogge più abbondanti, defluiscono nel bacino anche le acque delle campagne situate a monte e quelle di alcune sorgenti fredde che si originano a quote più elevate. L’abbondante presenza di torba, materiale derivato da resti vegetali di piante in decomposizione prevalentemente di lago o di palude, nei terreni circostanti, oltre a dare un caratteristico colore nero alla terra, testimonia il fatto che il lago un tempo fosse molto più esteso e che si è andato restringendo.

Intorno al sito sono nate molte leggende e dicerie popolari, legate soprattutto all’aspetto misterioso che assume nella stagione invernale quando il fumo prodotto dal vapore delle sue acque calde lo ricopre di un alone suggestivo.

Secondo una di queste leggende, prima dell’anno ‘1000 al posto del lago c’era un monastero. Il priore che lo governava era un vero e proprio tiranno molto avaro.

Una notte d’inverno bussò alla porta del monastero un mendicante. Il pover’uomo era infreddolito a causa del vento e della bufera di neve.

Il priore ordinò di non aprire.

Martino, il frate più giovane, pregò il priore di far accedere ed aiutare il poverello: gli fu dato, allora, un solo un po’ pane raffermo, ma gli fu negata l’ospitalità.

In piena notte Martino, preoccupato per il povero fuori alle intemperie, decise di uscire dal convento e cercarlo e lo trovò seduto intirizzito vicino al muro dello stesso convento coperto di pochi stracci: lo invitò ad entrare e gli diede ospitalità offrendogli vivande e un buon letto per dormire.

All’alba lo svegliò, lo provvide di pane e di qualche altra cosa per ristorarlo e lo condusse fuori prima che tutti i frati, e, soprattutto, il priore, si rendessero conto che era stato ospitato nonostante la proibizione.

Il nobile gesto di frate Martino si ripeté anche la notte successiva. Il mendicante, infatti, era tornato al convento ed aveva bussato alla porta, ma, questa volta, il priore gli negò anche il pane.

Martino uscì allora con la propria coperta per aiutare il povero; ritornato indietro, però, trovò la porta del convento chiusa a chiave e non poté rientrare.

Chiamò invano i confratelli che non gli aprirono.

Il povero, allora, lo prese e lo portò via con lui per cercare un altro ricovero.

Quando furono abbastanza lontani dal monastero, all’improvviso si udì un rombo cupo e poi un boato. Il fraticello si voltò e vide il convento sollevarsi fra un guizzare di lampi e colonne d’acqua altissime e scroscianti e, improvvisamente, venne inghiottito da una voragine.

Il pellegrino gli disse dolcemente: “Non temere.” Poi gli altissimi scrosci d’acqua cessarono e tutto tornò calmo ed uniforme, ma al posto del convento si era creato un lago sulle acque del quale galleggiavano chiazze sulfuree.

“Vieni con me, non voltarti più indietro; lascia i morti ai loro morti. Gesù è disceso dal cielo per raccattare un pezzo di pane, e ora Egli salva te per un pezzo di pane, dato per Suo amore. Quando sei uscito, con te se ne è andato l’ultimo alito di carità dal convento.”

Camminarono silenziosi finché giunsero ad un capanno abbandonato; Martino non ricordava d’averlo mai visto. Si voltò verso il compagno e lo vide diventare luminoso, raggiante e poi sparire.

Il fraticello prosegui il suo cammino, confortato in cuore dalla visione divina, ed amareggiato dall’egoismo degli uomini; si ritirò sul monte Gemmola dove visse da santo eremita.

Da allora un terzo dell’acqua del lago d’Arquà è solforosa, e così profonda che nessuno mai ne ha toccato il fondo. I valligiani dicono che comunichi direttamente con l’inferno.

Se tutto ciò sia vero o falso non si sa: sicuramente vale una visita.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.