di Domizia Di Crocco

Viviamo un’epoca in cui la crisi ecologica è sotto gli occhi di tutti, ma continuiamo a ignorare un principio semplice e potente: la tutela degli animali, domestici e selvatici, non è solo una questione etica, è una questione di sopravvivenza umana.

Ogni specie che scompare dal pianeta indebolisce l’equilibrio di un ecosistema complesso di cui anche noi facciamo parte. Eppure, la caccia illegale, la distruzione degli habitat, i maltrattamenti domestici, l’abbandono e la mercificazione degli animali continuano ad aumentare. Secondo i dati WWF, negli ultimi 50 anni la fauna selvatica globale si è ridotta di quasi il 70%. Allo stesso tempo, i canili italiani sono saturi, i gatti randagi si moltiplicano e ancora troppi animali vengono maltrattati tra le mura domestiche.

La nostra società deve fare un salto di consapevolezza. Proteggere un animale non è un gesto da ambientalisti radicali, ma da cittadini responsabili. Perché un territorio che rispetta i propri animali è un territorio che educa, previene la violenza, coltiva il senso civico. E anche la salute pubblica ci guadagna: le zoonosi (le malattie trasmesse dagli animali all’uomo) proliferano dove gli animali sono maltrattati o confinati in ambienti non naturali.

Serve una rivoluzione culturale, a partire dalla scuola e dalle famiglie. Serve anche una maggiore severità nelle leggi: il maltrattamento animale deve diventare un reato penale sanzionato con fermezza, senza scorciatoie. Occorre finanziare i centri di recupero per la fauna selvatica, promuovere l’adozione responsabile di animali domestici e sostenere le associazioni che ogni giorno salvano vite senza visibilità né risorse adeguate.

Infine, dobbiamo liberarci da una visione specista che ci pone sopra tutto. L’umanità ha la capacità – e la responsabilità – di proteggere la biodiversità, non per buonismo, ma perché la nostra sopravvivenza è legata a doppio filo a quella degli animali.

In un mondo che ha bisogno di alleanze più che di predazioni, l’unica via è quella della coesistenza. Perché non possiamo salvarci da soli.

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