Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, nato a Breslavia nel 1768 e morto nel 1834, è considerato uno dei più importanti filosofi e teologi del suo tempo. Figlio di un cappellano militare protestante prussiano, la sua vita e il suo pensiero si intrecciarono con i movimenti intellettuali dell’epoca, in particolare con l’idealismo tedesco, rappresentato da figure come Hegel, Fichte e Schelling. La sua opera ha avuto un impatto duraturo non solo sulla filosofia, ma anche sulla teologia e sull’ermeneutica, disciplina che egli ha contribuito a fondare come autonomo campo di studio.
Il pensiero di Schleiermacher si distingue per la sua attenzione al soggetto e alla sua esperienza. Egli sostiene che non esiste una netta distinzione tra individuo e comunità; piuttosto, il singolo individuo è inscindibilmente legato al contesto sociale in cui vive. Questa visione relazionale del soggetto porta a una domanda fondamentale: “Che senso ha per me il diritto?”. Per Schleiermacher, il diritto non può essere compreso in isolamento, ma deve essere interpretato attraverso le interazioni e le relazioni che l’individuo intrattiene con gli altri.
L’Ermeneutica e il Diritto
Schleiermacher ha enfatizzato l’importanza della teoria dell’interpretazione, esplorando come il linguaggio e il significato emergano dall’interazione sociale. Questa concezione lo porta a considerare che il diritto deve essere compreso non solo come un insieme di norme, ma come un fenomeno radicato nelle relazioni sociali. La sua riflessione ermeneutica si concentra sulla soggettività dell’individuo, sull’esperienza vissuta che informa la comprensione legale e sociale.
Nel suo libro “Diritto e ermeneutica in Schleiermacher”, Elio Scagnetti analizza come Schleiermacher denuncia l’egoismo e l’isolamento dell’individuo nel contesto giuridico. L’autore mette in luce la critica che Schleiermacher rivolge a una filosofia che manca di un vero approfondimento nella conoscenza della condizione umana. In questo senso, la filosofia e il diritto devono dialogare, contribuendo a una maggiore sensibilità verso l’altro e promuovendo un ideale di libertà condivisa.
La citazione di Schleiermacher— “Il valore della vita non risiede nel procedere della vita stessa, poiché nulla è principio a se stesso, ma trova riscontro nell’altro, nella libertà” —mette in risalto come l’esistenza individuale acquisti significato nel contesto delle relazioni sociali. Il diritto, quindi, diventa uno strumento non solo di regolazione sociale, ma anche di realizzazione della libertà dell’individuo.
La Dimensione Temporale dell’Individuo
Un aspetto centrale del pensiero di Schleiermacher è la dimensione temporale della maturazione dell’individuo. Egli immagina la crescita personale come un processo continuo di apprendimento e rielaborazione delle esperienze. Questo approccio sottolinea l’importanza di una riflessione critica e di una continua ricerca della conoscenza. Come testimonia Scagnetti, la rivisitazione costante delle proprie opinioni e delle proprie scelte è cruciale per comprendere il proprio posto nel mondo e nell’ordinamento giuridico.
Schleiermacher invita a non giudicare l’individuo in base a parametri statici, ma piuttosto a considerare il contesto dinamico in cui esso opera. Le sue riflessioni si applicano dunque tanto all’ambito giuridico quanto a quello sociale, suggerendo che ogni azione umana dovrebbe essere valutata secondo il suo impatto sulle relazioni interpersonali.
Un’Interpretazione Positiva dell’Essere Umano
Il pensiero di Schleiermacher spinge verso una visione positiva dell’essere umano. La sua affermazione — “L’egoismo del piacere ha ceduto il passo alla voglia di essere qualcosa per gli altri” — sottolinea la trasformazione dell’individuo, dal cercare esclusivamente il proprio interesse a un’apertura verso la comunità. Questa transizione è fondamentale per realizzare una società in cui il diritto non è visto come un’imposizione, ma come un accordo collettivo che garantisce la libertà e il rispetto reciproco.
La luce di Schleiermacher il diritto e l’ermeneutica
Alla luce delle riflessioni di Schleiermacher, possiamo concludere che il diritto e l’ermeneutica non siano discipline isolate, ma profondamente interconnesse. La comprensione del diritto deve passare attraverso la lente delle relazioni umane e della soggettività, considerando la ricchezza dell’esperienza individuale e il suo influsso sulla comunità. Il messaggio che emerge dal pensiero di Schleiermacher è chiaro: la ricerca di un senso in ciò che significa essere umani e vivere in società non è solo un compito filosofico, ma una necessità esistenziale.
Scagnetti Elio