Una Chiesa che ci è sembrata un salto nel tempo, un viaggio nel passato e a quelle messe in latino che ci proiettavano in una dimensione diversa attraverso un dialogo mistico e profondo con Dio. Questa la sensazione provata, l’altro sabato scorso, per l’evento a ricordo del «più illustre cittadino di Grumo e gloria della Città». organizzato dal locale C.R.O.S.A.T. a guida dell’avv. Giuseppe Antonelli, e ospitato nella Chiesa Madre della città di cui è parroco il molto attivo Arciprete Don Michele delle Foglie: una Solenne Concelebrazione Eucaristica accompagnata da canti sacri per coro e voci importanti, presieduta da S.E. Mons. Felice di Molfetta, Vescovo Emerito della Diocesi Cerignola-Ascoli Satriano,
L’appuntamento di cui abbiamo dato pure anticipazione e per una ragione fondamentale: si trattava di un evento inserito nel programma delle manifestazioni previste quest’anno per celebrare il Centenario della nascita di chi, lavorando nell’ombra, ha invece avuto un ruolo fondamentale negli avvenimenti dell’ultima metà del secolo scorso. Quanto è emerso dal nostro studio sul Cardinale di Grumo Francesco Colasuonno mettendo per bene in ordine date e avvenimenti che lo riguardano, e poi mettendoli in parallelo con quelli de «Il Papa che ha scritto la Storia dell’ultima metà del ‘900 fino (praticamente) ai giorni nostri» e al cui diretto servizio Colasuonno ha operato per ultimo.
Stiamo parlando di quell’illuminato “Papa polacco” Karol Wojtyla che fu il creatore di quella «Europa che respira (va) a due polmoni, uno a Est e uno a Ovest» che, almeno fino alla sempre più plausibilmente provocata invasione ai danni dell’Ucraina del 2022, è restata in pace per 33 anni. E proprio grazie a Lui che fu il vero artefice, nel 1989, della caduta del Muro di Berlino, della fine della Guerra Fredda (il fantasma che purtroppo sta tornando di scena) e, nel sogno condiviso con la stessa Russia di «una sola grande Europa unita dai suoi profondi valori cristiani e culturali» portò alla dissoluzione dell’URSS, e con pure tanto di Medaglia d’oro Otto Hahn per la Pace nel 1989, e poi il Nobel nel 1990, all’ultimo Capo dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov.
Insomma storia consolidata e cose già dette, ma che vale la pena ripetere e approfondire: e cioè che quel capolavoro assoluto di geopolitica di Wojtyla, che segnò una nuova era per l’Europa e il Mondo, altro non era che l’atto conclusivo di una lunga operazione del Vaticano durata 28 anni e iniziata nel 1961: quando un altro Papa e Santo «dopo aver scongiurato “in zona Cesarini” la 3^ Guerra Mondiale e nucleare tra Usa e Russia, facendo dialogare tra loro i due nemici di allora, Kennedy e Kruscev» decise che mai più si sarebbe dovuto correre questo rischio in futuro, e dunque bisognava creare le condizioni per una pace giusta e duratura con un accordo tale tra i due blocchi che impedisse si potesse ripetere quella fine della Civiltà che si era appena sventata.
Eccoci appunto a Giovanni XXIII che decide di prendere il più brillante dei giovani diplomatici della Santa Sede, un parroco che proveniva da un piccolo paese interno della Puglia, e lo mette accanto al formidabile pro-Segretario di Stato Domenico Tardini prima di inviarlo in USA, a Washington, quando era Presidente proprio John F. Kennedy. A succedere al “Papa buono” Paolo VI, mentre Colasuonno era già in missione in India (1967 – 1972) che poi lo invia a Taiwan (1972 – 1974) e in Africa (1975 – 1985). Arriviamo così a Papa Giovanni Paolo II che lo richiama per la missione più delicata: quella in Europa Est -Ovest, in un ruolo da “Nunzio Itinerante” con nomine in Jugoslavia e Polonia, viaggi ufficiali in Cecoslovacchia, Romania, Ungheria e Bulgaria… per preparare la spallata al Muro di Berlino che ha portato alla fine della Guerra Fredda, con tanto di praticamente contemporanea apertura di un’Ambasciata della Santa Sede a Mosca e la nomina storica del Cardinale Francesco Colasuonno come primo Nunzio Apostolico della Chiesa Cattolica in Russia.
Un “Giro del mondo…” ma durato 32 anni, prima del suo ritorno definitivo in Italia e poi a casa, e malfermo per le conseguenze dei suoi viaggi. Questa – date comprese e in un modo che più liofilizzato di così non si può – la storia del Cardinale Colasuonno, quel «prete di Grumo» persino definito uno «007 del Papa», la cui vita è stata trasformata in una continua missione, come Ambasciatore di Pace del Vaticano, per preparare, e senza ripercussioni internazionali di alcun tipo, quello che è stato «il più importante avvenimento del XX secolo, dopo le due Guerre che hanno insanguinato il Mondo: la fine della Guerra Fredda» cioè la fine di un incubo durato quasi mezzo secolo.
Quanto comunque basta e avanza, alla luce di questa lunga analisi storica, a dare una tale dimensione al prezioso lavoro di quel «fedele servitore al servizio della Chiesa e di 4 Papi» che fu il Cardinale Francesco Colasuonno, da poterlo oggi definire, accanto a un Santo e a un Nobel, come il terzo costruttore, ma solo restato invisibile finora, di quella «lunga stagione senza guerre di cui ha goduto l’Europa per ben 33 anni». Questo, condensato, il libro non ancora scritto su di Lui e, per quanto ci risulti, neanche specificatamente su Papa Giovanni Paolo II e su quella «grande pace fondata su quei profondi valori culturali e cristiani che sono l’identità stessa del nostro Occidente» che realizzò e lasciò come eredità preziosissima ai posteri e alla Storia. Quella pace caparbiamente voluta e con una visione così concreta che poi ha dimostrato tutta la sua validità persino con un con un G8 (poi saltato) che comunque aveva reso di fatto l’Europa il più importante Continente della Terra, l’ago della bilancia degli equilibri internazionali e il maggior deterrente a qualsiasi guerra fra grandi potenze, potendo fare da virtuale contrappeso variabile tra loro.
In pratica quella «Pace duratura», quasi certamente ispirata a quella finita tre anni fa, invocata da Putin e su cui il Trump «vivo per una pallottola deviata da Dio» ha evidentemente costruito la sua convinzione di poter far finire la guerra in Ucraina «in un giorno» confidando soprattutto sui condivisi valori cristiani con il suo molto religioso antagonista. E per farlo, sapendo di non poter certo bleffare in partenza con il suo altrettanto potente e determinato omologo russo, non ha esitato a spiattellare la verità scomoda che sempre più va affermandosi su questa guerra, non esitando a definire «uno stupido presidente» il suo predecessore per questa guerra che lui non avrebbe mai fatto «… che non si doveva neppure iniziare» e «non si poteva vincere» o, subito dopo, «che si doveva fermare immediatamente»… attribuendo la colpa a Biden , in un tutt’uno con « l’obsoleta…inutile NATO» di aver convinto «un dittatore senza elezioni …e mediocre attore comico», Zelensky , a calare l’Ucraina e il suo popolo in una guerra che, verosimilmente, dietro l’alibi di una «democrazia da difendere» da nostalgiche mire imperialiste sovietiche (peraltro sconfessate clamorosamente proprio dai 33 anni di pace firmate da Wojtyla) aveva plausibilmente il solo lo scopo di «mettere in ginocchio la Russia e far cadere Putin» per disegnare un nuovo ordine mondiale.
Come siano poi andate e stiano le cose, è cronaca di ogni giorno. Compresi gli ultimi “attacchi terroristici ucraini” direttamente nel cuore della Russia, con il rischio concreto di un suo ricorso al nucleare tattico che potrebbe trasformarsi, da quella mascherata «terza guerra mondiale a pezzi» dell’inascoltato Papa Francesco, in una 3^ Guerra Mondiale nucleare e aperta. Questo grazie a «un’Europa che non c’è stata, e non c’è…e sta pure rivelando, con molti dei suoi protagonisti in bilico, pure una inaspettata vena guerrafondaia» e che adesso sta proponendo un costosissimo riarmo, ma comunque tardivo… e anche e soprattutto inutile, perché la sola soluzione credibile e accettabile da chi ha veramente tutte le carte in mano in questa partita (la Russia) è, invocato da più parti, un più o meno «ritorno a uno allo status quo ante bellum». Ma con un Putin, anche lui con la pretesa di ingenti, e adesso quasi divenuti legittimi, danni di guerra da riscuotere. E dunque cosa tutt’altro che facile questo tentativo, pur con l’accennata ragione forte che va al di là dei semplici calcoli materiali, perché si tratterebbe di convincere il lucido Capo del Cremlino ad allentare il suo abbraccio, per quanto pieno di incognite, con l’Asia e convincerlo a rinunciare al suo ruolo preminente in quel sempre più forte e globale BRICS, già ora una minaccia economica, ma in grado di annichilire in poco altro tempo l’Occidente su tutti i fronti.
Quello che ha capito benissimo Trump (e che per fortuna insiste a tenere una linea riservata e sempre aperta con Putin come fecero Kennedy e Kruscev nel medesimo frangente di 64 anni fa) è che deve trattare direttamente a tu per tu con lui se vuole fermare la guerra, o evitare un’escalation fatale, pur con la zavorra di non scontentare troppo le famose Corporation, per dirla alla Bakan, che guidano la finanza mondiale e, se vogliamo, pure la democrazia americana e non solo. Né è una sua alleata, in questo suo sforzo per la pace, proprio quella che dovrebbe essere la più interessata alla fine di una guerra che la riguarda direttamente, ne ha distrutto l’economia e la sta precipitando nel baratro: quella Europa divisa, spaccata da interessi contrapposti e che, paradossalmente, invece di fare i suoi interessi e quelli dell’Occidente, sta invece arricchendo proprio il suo vero nemico (la Cina) correndo dietro, per esempio, a quella «evidente “bufala verde”, se non truffa, del Green Deal». Quel piuttosto «Green Kill» che, giusto soffermandoci solo su questo punto e citando Sgarbi per tutti, sta distruggendo con inaudite pale eoliche e sterminati campi fotovoltaici quella Bellezza e quelle nostre inarrivabili produzioni che fanno dell’Italia il Paese più bello del mondo.
Insomma una Europa al Oirartnoc (Contrario) parafrasando un famoso e strumentalmente contestato best seller. E infatti, per la sua strategia per la pace, non è certo un caso se il tycoon inquilino della Casa Bianca stia puntando tutto su sull’Italia non solo perché «il Paese geopoliticamente più importante del Mondo» per posizione fisica e come sede del Vaticano …ma anche perché il suo Premier è non solo «… donna, madre e cristiana», e dunque pure vicina al suo pensiero anti LGBTQ +, ma è l’unico, tra leader europei in caduta libera e governi instabili, che grazie alle sue doti di equilibrismo tattico può fare da ponte tra USA e Europa, per poi avviare serie trattative con Putin. A dimostrarlo, peraltro, l’ultimo G7 in Puglia, a guida Giorgia Meloni e con pure la prima partecipazione storica di un Papa, Franciscus, a questo importantissimo meeting e – indizio fortemente significativo anche sul piano simbolico – a pochi chilometri da quella “Bari Ponte di Pace fra Oriente e Occidente” per come appunto la consacrò definitivamente Papa Wojtyla, nel 1990.
Eccoci però a un oggi con una «Guerra Atomica dietro l’angolo» anche per un errore, o lo spettro di una nuova Guerra Fredda. E dunque inspiegabile come, sia pure nel solco di un «se Dio non ci fosse bisognerebbe inventarlo», la politica mondiale litighi e si contorca su inapplicabili e irrealistiche proposte, anziché ripensare alla fede dimenticata o perduta come argomento forte per una trattativa che porti alla pace, anche sull’esempio del passato. E questo potendo contare sulla sempre impareggiabile Diplomazia della Santa Sede e con un Vaticano che ha addirittura superato se stesso, se vogliamo, scegliendo come Papa forse l’uomo più adatto per il particolarissimo momento che stiamo vivendo: quel Robert Francis Prevost, ora Leone XIV, che più internazionale e allo stesso tempo tradizionalista di così non si poteva, e lasciando al suo delicato ruolo operativo un consumato Segretario di Stato del calibro di Pietro Parolin. Dunque la Chiesa sta facendo tutta la sua parte in modo eccellente, ma ora, però, tocca alla Politica darsi da fare fino in fondo per creare le condizioni per un incontro risolutivo tra Putin e Trump e prima che sia troppo tardi.
Nel ricordo ancor vivo di quel «più grande incontro tra Popoli della Storia» che fu “Uomini e Religioni” che il Premier Andreotti e Papa Giovanni Paolo II, insieme alla potente Comunità di Sant’Egidio vollero a Bari nel 1990, e con un pensiero rivolto all’inascoltato Papa Francesco, questo quanto ci è venuto in mente pensando al Cardinale Colasuonno e a quella pace di cui fu l’artefice invisibile sul campo ma che rimane un esempio concreto di riferimento, una guida cui ispirarsi per invertire il corso degli eventi e ridisegnare la storia attuale per andare nella direzione che tutti sperano. Nel solco di quel ipse dixit di Wojtyla «Non esiste pace senza verità» di qui l’idea di rinunciare a un semplice resoconto di un evento, per cogliere invece l’occasione per porgere una nostra libera e opinabile analisi che porga una “verità altra” rispetto all’infodemia dilagante fatta di tante false o ipocrite notizie che circolano sui media più seguiti, oppure assistendo al grottesco teatrino di intellettuali disinformati, a pensiero unico e globale o “left oriented” impegnati nei talk show in capziose disquisizioni ideologiche che cozzano con la dura realtà di «guerre che non hanno mai ragioni sufficienti a giustificarle, ma che esistono e vanno risolte» a cui va aggiunta la pletora indistinta e sparpagliata fatta di «pacifinti», pacifisti a senso unico o dell’ultim’ora… per non parlare degli “indifferenti” e forse ancor più colpevoli dei primi.
Per la cronaca, comunque, per non far ulteriore torto ai lettori o a evitare polemiche circa la lista degli invitati o meno, lasciando le citazioni dei nomi a quanto pervenutoci e già scritto (v. Corriere PL.it “Grumo grande evento oggi a ricordo del Cardinale Colasuonno” del 31 maggio scorso) e a qualche foto o video sui nostri profili il resto, impossibile concludere senza almeno citare e rimanendo strettamente nel sacro, dopo le toccanti parole degli officianti nelle loro omelie, la lettura dell’intenso messaggio a ricordo del Cardinale Francesco Colasuonno di Papa Leone XIV e a firma del Segretario di Stato Pietro Parolin, letto da uno dei confratelli del distaccamento locale dei Cavalieri del Santo Sepolcro, e sempre presente guardia d’onore, prima della processione in chiesa.
Una cerimonia memorabile, a questo punto non ci resta che chiudere chiedendo prima di tutto scusa ai lettori per questo pezzo, quasi un Bignami di più libri possibili messi insieme, ma “hora ruit” e il contatore della storia non si ferma… un omaggio dovuto al Cardinale Colasuonno, questo il nostro contributo personale alla Pace e a un Uomo immenso che ora più che mai, e anche da Lassù, può tornare a essere utile, con il ricordo di ciò che ha fatto in vita, per fermare gli inutili massacri in corso e salvare l’Umanità.
Enrico Tedeschi