BARI – Una scena che ha del grottesco, immortalata in un video diventato virale in poche ore, squarcia il velo sull’iconica “via delle orecchiette” di Bari. Nel cuore del quartiere Arco Basso, una pastaia corre trafelata verso un’altra, gridando l’allarme: “Franca! Togli tutto che ci sono Le Iene!”. Un frammento di realtà che sembra confermare i sospetti e le denunce che da tempo aleggiano sulla presunta artigianalità delle celebri orecchiette baresi.
Il servizio del giornalista Antonio Loconte, andato in onda su Quinto Potere, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco, documentando il ritrovamento di cartoni di orecchiette di produzione industriale abbandonati nei cassonetti della spazzatura della zona. Un’immagine che stride con il racconto poetico della tradizione e del “fatto a mano” venduto ai turisti e celebrato a livello nazionale.
Un “Sistema Massolobbista di Stampo Mafioso”
La vicenda ha scatenato la durissima reazione di Gaetano Campolo, CEO di Home Restaurant Hotel, che da anni si batte per la regolamentazione e la trasparenza nel settore della ristorazione domestica. Campolo non usa mezzi termini e definisce il contesto un “sistema massolobbista di stampo mafioso”, un intreccio di omertà, reticenza e complicità che getterebbe ombre pesanti non solo su Bari, ma sull’intero Paese.
«È sconcertante quanto sta accadendo», ha dichiarato Campolo. «I cassonetti stracolmi di orecchiette industriali non sono solo lo
specchio di una frode alimentare, ma anche della strafottenza di alcune pastaie e di un’amministrazione comunale che sta imbarazzando l’intera nazione».
Le accuse di Campolo puntano il dito contro un silenzio che considera assordante. Mentre le denunce si accumulano, gran parte della stampa locale sembra distogliere lo sguardo, lasciando a voci indipendenti come Quinto Potere il compito di illuminare una realtà che offende la tradizione gastronomica pugliese e danneggia l’immagine dell’Italia nel mondo.
La Battaglia di Home Restaurant Hotel tra Censure e Attacchi
A rendere il quadro ancora più fosco, secondo il CEO, è la palese
disparità di trattamento subita dal settore degli Home Restaurant,
spesso ostacolato da quelle che definisce vere e proprie campagne mediatiche orchestrate da lobby di settore.
«Nel novembre 2024 – ricorda Campolo – fummo contattati da Mi Manda Rai Tre per un intervento in trasmissione, salvo poi essere censurati all’ultimo momento per dare spazio esclusivamente a Fipe e Confcommercio. Quello fu solo l’inizio». L’apice di questa campagna denigratoria, prosegue, è stato raggiunto con titoli fuorvianti, come quello diffuso dall’ANSA a dicembre 2024: “Home Restaurant multata la Regina delle Orecchiette”.
Una narrazione, secondo Campolo, costruita ad arte per spostare
l’attenzione dalla vera truffa – quella delle false orecchiette
artigianali – e che oggi, di fronte all’evidenza dei fatti, mostra tutte le sue crepe. «Il finto sciopero delle pastaie, durato meno di un giorno ma ripreso da tutta la stampa nazionale, è la prova più imbarazzante di questo sistema. Basti notare che lo striscione della protesta era scritto su un cartone di pasta industriale».
L’Appello alle Dimissioni e le Denunce L’attacco di Campolo è frontale anche nei confronti delle istituzioni locali. «L’assessore Pietro Petruzzelli e il sindaco Vito Leccese dovrebbero riflettere seriamente sulle proprie responsabilità e valutare le dimissioni», afferma con durezza. «Dal 9 novembre 2024, giorno della
trasmissione su Rai Tre, a oggi, si sono susseguiti episodi di censura e mistificazione che meritano spiegazioni davanti alle Autorità competenti».
Home Restaurant Hotel chiede giustizia e rispetto, invocando un
intervento deciso per fare luce su una vicenda che lede l’immagine della Puglia e inganna migliaia di consumatori. «Una parte malata dello Stato – conclude Campolo – sta cercando di massacrare il nostro settore con fake news e normative incostituzionali. Ma noi non ci fermeremo. Abbiamo
già sporto denuncia in più procure e continueremo a lottare per
un’Italia libera dalle lobby e più vicina ai cittadini».
Mentre il video di “Franca” continua a circolare, la domanda che resta sospesa è chi, tra le istituzioni e le associazioni di categoria,
deciderà finalmente di rompere il silenzio e guardare dentro quei
cassonetti.