Grande emozione ieri sera al teatro Fusco di Taranto con una Bohene intensa e drammaticamente attuale

Amore, speranza e solidarietà, questi i messaggi che ieri sera la musica immortale di Puccini ha trasmesso al pubblico tarantino del Teatro Fusco con una rappresentazione della Boheme che, sia pure in forma ridotta, ha riprodotto quelle suggestioni e quel pathos che, già dalla sua prima rappresentazione, nel 1896, seppe creare nelle platea.

Scena finale

Una Boheme che, mai come ieri sera, ha tradotto in musica il dolore della malattia, di quella sofferenza che colpisce, lasciando ammutoliti, spesso impotenti.

Una rappresentazione, già di per sé, intrisa di emozioni, rese ancora più vibranti dall’intento benefico di questa iniziativa, volta a supportare l’instancabile operatività dell’Associazione Genitori di Taranto che da anni è al fianco dei piccoli degenti del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale di  Taranto, nonché delle loro famiglie.

Un momento dunque di grande solidarietà umana che ha fatto riflettere, grazie anche alle testimonianze del dott. Cacciapaglia, direttore di Anestesia e Rianimazione, nonché della dott.ssa Letizia Brescia del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale di Taranto.  Entrambi in prima linea nella lotta a quel male che nel capoluogo Jonico miete vittime tra i piccoli, e non solo.

Una commozione, dunque, resa palpabile anche dall’intervento sul palco di Floriano Dandolo, presidente dell’Associazione Genitori.

Come già sottolineato un’iniziativa che ha visto la sua concretizzazione in virtù anche della collaborazione di cantanti provenienti da ogni parte del mondo e grazie all’operatività dell’infaticabile Armando Blasi, presidente dell’Associazione Artava di Taranto.

Amore, morte, nostalgia, speranza

C’era tutta l’atmosfera della Parigi bohemien del 1830 ieri sera su quel palco che è diventato scena, squarcio di vita. C’era la speranza di un futuro, purtroppo negato, ma soprattutto  c’era l’amore. Quell’amore che unisce, o dovrebbe unire, anche i popoli, Quell’amore apparentemente falcidiato dalla morte, ma che trasmette un messaggio universale, eterno.

E, ancora una volta, Puccini, con la sua musica, ha saputo parlare, creando quella perfetta simbiosi tra parole e melodia, che è poi il segreto del suo successo.

Gli interpreti

Mimì, la dolce e sfortunata protagonista di questa romantica storia, resa ieri sera da una straordinaria Lorena Zaccaria, muore tra le braccia del suo Rodolfo, ancora più drammaticamente intenso grazie al tenore spagnolo José Moises Molin, ma la sua morte unisce anche gli altri e sopisce ogni gelosia, ogni incomprensione.

Musetta, interpretata con grande professionalità,dalla giapponese Ayane Codera, ritrova l’equilibrio nel suo movimentato rapporto con Marcello, Cipriano De Gusman jr, mentre la costernazione e lo sconforto si dipingono sui volti degli scanzonati Colline, reso in maniera eccezionale da Arturo Espinoza, e di Schaunard ( Pietro Lisi).

Un momento di grande intensità emotiva, ancor più lacerante per il disperato grido di Rodolfo che chiama la sua Mimì. E il messaggio è lì su quella scena che diviene realtà, che parla di morte, ma anche di vita, di rinascita

boheme
Il momento degli applausi- foto di Dario Mantellini

Un messaggio universale, eterno, trasmesso dalle note di quella melodia che ieri ha trovato un’espressione toccante nella sonorità di un pianoforte, reso vivo, vibrante dal maestro  Giuseppe Campanale .

Notevole anche il contributo del coro polifonico ‘Arturo Toscanini’, diretto dal maestro Mariano Panico

Una serata piena di luce

E la luce dell’amore e della solidarietà ha così illuminato i cuori di tutti, come sottolineato dalla conduttrice, la giornalista Nicla Pastore, che ha dato prova di estrema professionalità e competenza.

Una luce dunque che brillerà nel cammino faticoso di una città che chiede un ritorno alla vita e al suo antico splendore.

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