Stamattina, casualmente, mi sono imbattuto in alcuni giudizi critici al mio volume Gli occhi sul tempo (Manni editori, 2009 – tra i 3 testi finalisti al premio Alfonso Gatto), scritto con il compianto amico poeta Gianni Rescigno e molto apprezzato dalla critica (si veda il volume Gli occhi sulla critica, di M. R. La Marca, Zona editrice, per approfondimenti).
Tornado alla raccolta, non ricordo chi tra me e Gianni propose allora di scrivere una raccolta a quattro mani, ma di certo scegliemmo un tema e ci demmo un tempo per scrivere i componimenti. Allora entrambi scegliemmo in modo programmatico come rappresentare il tempo stesso per questo lavoro artistico…
Due modi diversi ma, direi, non ingenui e soprattutto non necessariamente autobiografici come invece una piccola parte della critica che definirei davvero molto ingenua scrisse allora, compreso il buon Walter Mauro che nella sua prefazione sottolineava, per quanto mi riguarda, un io poetico coincidente con la mia persona. Tutt’altro, caro Mauro, tutt’altro…
Da giovanissimo qual ero allora accettai tutto, anche perché il giudizio era comunque positivo, ma oggi, a distanza di circa 15 anni, credo sia doveroso fare alcune precisazioni.
In primis direi che il sottoscritto si è laureato in Lingue e Letterature Straniere nel 2004 (dunque 5 anni prima di questo libro) sull’impersonalità della poesia di T.S Eliot ed Eugenio Montale, indagando in modo specifico l’importanza per un poeta di distaccarsi dalla propria autobiografia e soprattutto l’abilità di saperne chiare gli intenti allorquando lo stesso autore desideri parlare nel testo di se stesso… (nel 2006, inoltre, il mio Master of Arts in Inghilterra con una tesi dedicata al romanzo autobiografico…). Tra l’altro da anni già insegnavo in Istituti Superiori e iniziavo a portare avanti il mio Dottorato di Ricerca sul genere autobiografico in poesia…
In altre parole, compianto Mauro, la tua prefazione, perdonami se lo dico, seppur per me in buona parte gratificante, non fece onore alla tua fama di buon critico militante.
La cosa, però, non mi sorprese e non mi sorprende: in Italia siamo pieni di pseudo critici letterari (alcuni, diversamente da Mauro, davvero di bassa scaltrezza) i quali, seppur intelligenti, mancano a volte completamente il bersaglio poiché forse non hanno sufficientemente studiato e dunque privi degli strumenti critici necessari… (è questa la differenza tra un critico professionista avveduto, come ad esempio lo è stato Giorgio Bàrberi Squarotti, e lo stesso Walter Mauro).
Come quest’ultimo, tanti altri purtroppo confondono il gesto artistico con un gesto autobiografico identificando prontamente l’Io della poesia con quello del poeta.
Con me, però, detta onestamente, le semplici equazioni non hanno mai funzionato poiché ho alle spalle molti studi (4 titolo accademici proprio in Letteratura che spaziano dalla poesia impersonale a quella autobiografica) e molta consapevolezza… Approcciarsi alla mia poesia con tale “superficialità” è francamente ingenuo, poco rispettoso, poco professionale e finanche offensivo…
Ma va bene così. Capisco, vi perdono e vi abbraccio.
Menotti
PS
A 29 anni euro un ragazzo pieno di valori, intelligenza, bellezza interiore ed esteriore e ricercavo la verità attraverso la poesia e lo studio con, permettetemelo, grande profitto… Vedermi descritto come un giovanotto risentito mi diede francamente un pochino fastidio.
Edimburgo, 29 giugno 2025