Oggi, lunedì 30 giugno, si apre a Siviglia la quarta conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, un appuntamento cruciale per ridisegnare il futuro della cooperazione globale. L’evento si svolge in un momento particolarmente delicato, segnato da un preoccupante calo degli aiuti ai Paesi più vulnerabili. Emblema di questa tendenza è il progressivo smantellamento dell’USAID (United States Agency for International Development), storica agenzia americana per gli interventi internazionali, simbolo di un ripensamento strategico che rischia di lasciare un vuoto nelle politiche di sostegno allo sviluppo.
Di fronte a questo scenario, la comunità internazionale è chiamata a una svolta. L’obiettivo è duplice: invertire la rotta degli ultimi anni e rilanciare un impegno concreto verso modelli di crescita sostenibili e inclusivi. Il vertice andaluso rappresenta un’opportunità unica per ridefinire le priorità, trovare nuove sinergie e mobilitare risorse, in un’epoca in cui le disuguaglianze globali si acuiscono e la cooperazione diventa sempre più urgente.
Un summit di portata storica
Da lunedì a giovedì, Siviglia diventerà l’epicentro della diplomazia economica globale con l’arrivo di quasi 70 capi di Stato e di governo per la conferenza “FfD4” (Financing for Development). Ai lavori parteciperanno anche 4.000 delegati, tra rappresentanti della società civile e leader delle principali istituzioni finanziarie internazionali, in quello che si annuncia come uno dei più importanti vertici multilaterali dell’anno.
Il Segretario generale dell’ONU António Guterres, in apertura dei lavori, ha lanciato un appello chiaro: “Serve un cambio di passo radicale”. I numeri confermano l’urgenza: i Paesi in via di sviluppo affrontano un deficit di finanziamento annuo stimato in 4.000 miliardi di dollari – una cifra mostruosa, superiore di 1.500 miliardi rispetto a dieci anni fa. “Questa conferenza deve produrre soluzioni concrete”, ha sottolineato Guterres, “per colmare un divario che rischia di condannare intere regioni alla stagnazione”.
I protagonisti del vertice
Oltre al Segretario Generale dell’ONU e al padrone di casa Pedro Sánchez, Primo Ministro spagnolo, la conferenza vedrà la partecipazione di alcuni dei leader più influenti al mondo. Tra gli ospiti di spicco figurano il Presidente francese Emmanuel Macron, il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa – voce autorevole del Sud Globale – e Ajay Banga, Presidente della Banca Mondiale, la cui presenza sottolinea il ruolo cruciale delle istituzioni finanziarie in questa sfida.
“Oggi ci troviamo di fronte a sfide immense”, ha dichiarato Sánchez in un intervento appassionato, mettendo in guardia sulle conseguenze dell’attuale crisi: “La carenza cronica di finanziamenti non sta solo indebolendo il sistema multilaterale, ma sta erodendo la nostra capacità collettiva di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e di contrastare efficacemente l’emergenza climatica”.
Un’occasione per riformare il sistema
“In questo contesto turbolento, non possiamo permettere che le nostre ambizioni svaniscano”, ha affermato Guterres, sottolineando l’importanza di un’opportunità unica per riformare un sistema finanziario internazionale ormai considerato obsoleto. La bozza di dichiarazione adottata in vista dell’incontro riflette questa direzione, evidenziando la necessità di:
- Ampliare la rappresentanza dei Paesi del Sud nelle istituzioni finanziarie internazionali;
- Triplicare la capacità di prestito delle banche di sviluppo;
- Garantire finanziamenti prevedibili per la spesa sociale e le emergenze;
- Intensificare la lotta all’evasione fiscale e ai flussi illeciti di capitali.
L’assenza degli Stati Uniti
Tuttavia, quest’anno mancherà all’appello un attore chiave: gli Stati Uniti. La decisione di Donald Trump di tagliare dell’83% i fondi all’USAID ha reso inevitabile questa assenza, segnando un netto cambiamento nella politica estera americana. Una scelta che rischia di indebolire ulteriormente il multilateralismo in un momento in cui, al contrario, servirebbe maggiore cooperazione.
Il vertice di Siviglia si chiuderà giovedì con l’adozione di un documento finale. La speranza è che non resti solo un’ennesima dichiarazione di intenti, ma diventi la base per un nuovo corso nella cooperazione internazionale.