Il mondo della poesia italiana contemporanea (e delle Arti tutte) sta vivendo una nuova, entusiasmante pagina grazie alle innovazioni apportare dal Movimento Empatico.

Fuori dall’Empatismo si intravede francamente poco o niente di buono in un’atmosfera affollata da una marea di personaggi con poca cultura e in malafede che tentano spudoratamente di imporre il proprio mediocre narcisismo artistico attraverso la prepotenza e la corruzione (del resto è così che sono entrati nelle Università, nell’editoria e nei posti che usurpano, e pertanto credono di poter ottenere tutto ciò che vogliono continuando a percorrere lo stesso aberrante sentiero…). 

Per quanto mi riguarda, credo di poter dire che la libertà che mi contraddistingue mi permette ancora di poter vedere e dire in assoluta serenità e onestà intellettuale (quest’ultima praticamente sconosciuta nell’ambiente pseudo-letterario nazionale). 

La Scuola Empatica ha sovvertito l’ordine imposto delle cose attraverso lo studio, il talento, il sacrificio nel voler innovare e la volontà di fare chiarezza nell’oscurantismo che ha caratterizzato questo primo quarto del XXI secolo (ma è dal dopoguerra che non ci si capisce più niente o quasi). 

In Italia una sonora raccomandazione vale, in tutti i campi, molto più delle competenze e dello stesso talento il quale, di rimando, viene ferocemente combattuto fino all’ostracismo più feroce e indegno di una nazione così storicamente intrisa di poesia. 

La cosa più patetica, però, non è tanto il voler emergere da parte di autori mediocri, ma il tentativo costante di farlo attraverso continue scorrettezze ai danni degli altri, specie verso chi, in cuor proprio, si riconosce come maggiormente dotato da un punto di vista artistico. Questo francamente non è accettabile, sebbene difficilissimo da smascherare… (così come i loro continui plagi, che un giorno svelerò, le loro antologie insignificanti e i loro premi corrotti…). 

Ma a me piacciono le sfide difficili, fa parte del mio sentire e della mia storia personale e dunque non mi lascio spaventare (non ci sono riusciti quando ero solo un ragazzo, figuriamoci adesso che gli anni rasentano, ahimè, il mezzo secolo…).

La luce seppellita prima o poi emerge dalle tenebre e oggi posso dire di aver fatto parzialmente chiarezza a discapito di tanto oscurantismo, di tanti insignificanti soggetti che infestano l’aria poetica italiana e credono di esserne i maestri e i padroni quando in verità ne sono solo i carnefici sostenuti dai complici che indossano maschere affini. 

Via via, non vi vogliamo ancora! Finché vivrò sarà un piacere combattervi.

Menotti Lerro, Edimburgo, 1 luglio 2025

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