Immigrazione, il Patto Tricolore sul nuovo decreto flussi: “Sì al lavoro regolare, ma servono realismo e rispetto per i territori”
Mentre il governo si appresta a varare un nuovo decreto flussi da 500mila ingressi regolari nel triennio 2026-2028, arriva la presa di posizione del movimento Patto Tricolore – Reti Civiche in Movimento, che lancia un appello alla concretezza e al rispetto del territorio.
“Prendiamo atto della reale necessità di manodopera in settori strategici come agricoltura, assistenza alla persona, edilizia e turismo, ma riteniamo inaccettabile che si continui a legiferare in modo astratto, senza incidere concretamente sulla realtà e senza ascoltare le esigenze vive dei territori”, afferma il movimento in una nota.
Il Patto Tricolore, che si definisce tradizionalista nei valori e progressista nelle politiche sociali, chiede un cambio di passo. Secondo i suoi portavoce, l’immigrazione deve rispondere ai bisogni reali del lavoro, rispettare le comunità locali e garantire un inserimento dignitoso per chi arriva. “Nel 2024 solo il 7,8% delle quote previste si è tradotto in veri contratti di lavoro – ricordano –. Prima di rilanciare con nuovi numeri, il governo dovrebbe correggere le evidenti falle del sistema attuale”.
Al posto di un approccio centralizzato e inefficiente, il Patto Tricolore propone una gestione più condivisa, concreta e territoriale, fondata su quattro direttrici operative.
La prima è la creazione di patti territoriali per l’assunzione regolare, che coinvolgano enti locali, imprese e sindacati, per legare ogni ingresso dall’estero a una reale richiesta di lavoro. “Servono accordi locali, non quote astratte: vogliamo persone che arrivino per lavorare davvero, non per finire nei circuiti dell’irregolarità”.
Il secondo punto è la formazione nei Paesi d’origine, da attuare dove possibile, con corsi base di lingua, lavoro e cultura civica, per favorire un inserimento più rapido e selezionato.
Il terzo pilastro è la richiesta di quote flessibili per Regione, adattate alle effettive esigenze produttive e sociali dei territori. “Non si può trattare in modo uniforme aree con situazioni economiche e demografiche molto diverse. Le quote devono rispondere a criteri locali, non a calcoli burocratici”.
Infine, il Patto Tricolore ribadisce la necessità di un’integrazione basata su lavoro, lingua e rispetto dei valori costituzionali. Chi arriva, spiegano, deve aderire ai principi fondamentali della Repubblica: legalità, pari dignità, libertà religiosa e diritti delle donne. “Accogliere non può significare cedere sul piano dei valori – si legge nella nota – ma costruire una convivenza fondata su regole condivise”.
“L’Italia ha bisogno di ordine, coesione e lavoro regolare – conclude il movimento –. E tutto questo si costruisce partendo dai territori, non da slogan”.
Patto Tricolore