Una sala piena ad accoglierci, sabato scorso a Modugno, nonostante le tante iniziative in calendario un po’ dappertutto, e mentre la nostra agenda ci ricordava, in rosso e solo su Bari, la presentazione di un interessante volume su “San Nicola metropolitano…” e addirittura la presenza della seconda carica dello Stato nello splendido Hotel nei pressi dell’aeroporto a solo 15 minuti da casa… ma, nessuna troppo difficile scelta della torre, almeno per noi, laddove a chiamarci era la Cultura, quella con la “C” maiuscola ma che poi, in genere,  non ha troppo seguito né risonanza: la persino definita “sottocultura distintiva” che però ancora esiste e resiste, per fortuna, a fronte di un’infodemia dilagante e quasi a senso unico con tutta la sua presunzione di porsi come sola verità possibile.

Quella cui appunto si oppone l’“altra cultura” di cui stiamo parlando, e sosteniamo, fatta anche di Verità nascoste o negate e a cui, esperienza personale e delle nostre testate, non si può certo dire che la Politica (ma proprio tutta la politica a prescindere dai colori o dalle posizioni di comando che occupa) dedica l’attenzione che meriterebbe. E, quasi incredibile, neppure «quando Storia e Cultura insieme sono una chiave di lettura del presente senza sconti» e possono perciò divenire una credibile base e un più che concreto riferimento per cercare di costruire una soluzione a problemi enormi e altrimenti irrisolvibili (v. per tutti “Grumo: Messa Solenne per il Cardinale della Pace”).

Al di là di questo sfogo personale, impossibile allora non esserci a questo appuntamento di nicchia, così come il posto che lo ospitava: la sede del Centro Studi Pino Tosca, per come peraltro certificato dal Ministero alla Cultura “quale struttura di grande valore storico culturale”, forte com’è del suo archivio e di una biblioteca privata con volumi dichiarati di eccezionale importanza dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia e cioè, per chi non lo sapesse, tra le prime in Italia per consistenza e reputazione. Quanto già bastava, in aggiunta alla locandina con tanto di nomi dei relatori di assoluta eccellenza citati, a dare un’idea della portata di questo evento cui non potevamo mancare, e che dunque adesso non può certo passare anche sotto il nostro silenzio.

Una grande serata infatti, il 23 ultimo scorso, questa per la presentazione dell’ultimo lavoro dello «“Scrittore e Viandante” poeta e politico mancato» prof. Pierfranco Bruni, volendolo sintetizzare al massimo usando le stesse parole con cui Gigi Marzullo lo ha raccontarlo al grande pubblico televisivo in una delle sue più riuscite interviste di “Sottovoce”, l’imperdibile appuntamento di incontri e cultura della prima rete nazionale. Breve ma sentita, invece, l’introduzione fatta da Davide Tosca, padrone di casa e presidente del Centro ospitante, prima di lasciare la parola per un saluto istituzionale del direttore dell’Archivio di Stato di Bari, Adriano Buzzanca, e poi lasciare il campo al giornalista e saggista Marino Pagano (nonché presidente del molto quotato e attivo Centro Ricerche di Storia e Arte di Bitonto) per avviare e condurre un dialogo con l’autore e con i tanti presenti venuti anche da lontano.

Alla fine un successo, e non solo per contenuti,  questo appuntamento andato ben al di là delle pur scontate aspettative, visto che, oltre alla presenza dell’assessore alle politiche sociali del comune di Modugno Apollonia Fragassi, …e quasi un “pares cum paribus” anche per un omaggio al grande Pino Tosca  (o l’indimenticabile “Uomo della Tradizione” come sottotitola un volume a lui dedicato) il dibattito si è pure aperto a interventi e contributi di spessore: come quelli della scrittrice Silvia De Luca o della professoressa Cettina Fazio Bonino, presidente di  “Porta d’Oriente” che, oltre a pregiarsi di presenze di assoluto rilievo nel suo organigramma associativo come lo scrittore e noto francesista professor Giovanni Dotoli, è anche l’animatrice del famoso “Premio Letterario Nazionale Porta d’Oriente” che vanta nella sua giuria, non solo l’autore ospite a questo evento, ma anche le migliori firme del giornalismo e della letteratura italiana, e non certo solo del Sud.

Un titolo che già da solo spiega la qualità assoluta dei suoi contenuti, eccoci così a questo volume ancora fresco d’inchiostro “Robert Brasillach. In tragico d’infinito” (Solfanelli editore) di Pierfranco Bruni – ricordiamo pure editorialista di punta di tutte le nostre testate – che “lupus in fabula” contiene pure uno scritto storico di Pino Tosca su Brasillach come “Il Poeta dell’amicizia” e si avvale di un ricco saggio introduttivo a firma di Franca De Santis: una riuscita premessa all’altezza di  questo lavoro che sottolinea «l’importanza del Brasillach religioso e cattolico, del poeta che ripercorre il cammino del Cristo in Croce e la sua Passione in una visione ontologica e metafisica» restituendo un’immagine vivida e coerente di questo grande intellettuale del secolo scorso  come «un uomo di fede che interpreta la storia e i fatti come elementi fenomenologici in una complessità di letture, la cui direzione è restare coerente sino  alla fine».

Fine tragica, nota opportuna, anche a spiegare la grandezza di questo testo di Bruni su Robert Brasillach come caso eclatante e controverso della storia giuridica francese… ma che la dice pure tutta, se vogliamo, sulla solita storia scritta dai vincitori, e non solo d’oltralpe, ma sempre attuale e ricorrente a ogni scadenza elettorale e a dispetto di ogni analisi storica che poi voglia potersi definire tale per fatti e oggettività. Tornando comunque in tema, stiamo infatti parlando di un Brassillach scrittore, giornalista e poeta nonché critico cinematografico francese «condannato a morte per “crimini intellettuali”» subito poco dopo la liberazione di Parigi, per l’accusa di “intelligenza col nemico” per una sua “attività di delazione per i suoi scritti sul giornale contro ebrei e antifascisti”.

Un incontro e un libro utili anche per una riflessione sul nostro presente, sapendo che vengono da un intellettuale e pensatore eclettico e a tutto tondo, ma soprattutto libero come pochi: l’“archeologo – poeta”, nonché figura di prestigio internazionale nei suoi importanti incarichi istituzionali, Pierfranco Bruni, che ha, tra l’altro, attraversato con i suoi scritti, tradotti in più lingue, tutto il novecento letterario italiano ed europeo, fino ad arrivare persino a Fabrizio de André, come figura chiave anche per il suo ininterrotto studio su musica e linguaggio poetico. Tanto a sgombrare equivoci su una sua presunta partigianeria o evitare la facile etichetta che un certo pensiero attacca a chi non è schierato in tutto e per tutto con le sue idee. Concludendo, una dovuta restituzione storica alla grandezza di un grande intellettuale francese, ma anche un tratteggio del ricercatore cristiano che lo ha riabilitato con questo volume. E che, come un “Ulisse ripartito“- giusto citando un altro libro di Bruni – continua il suo viaggio profondo nel Mediterraneo tra «eredità omeriche e le dimensioni del sacro» spinto dalla sua inappagabile sete di conoscenza, per poi potersi offrire come preziosa guida e accompagnatore a chi lo segue anche alla luce della sua produzione letteraria e del suo sapere senza davvero confini di sorta.

 Enrico Tedeschi

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