L’attivismo non violento del Dalai Lama: l’Unione Buddhista Italiana racconta la figura storica e politica del grande leader spirituale in occasione dei suoi 90 anni
Pace, compassione, dialogo, responsabilità etica dell’ambiente, futuro ai giovani: i valori universali di una presenza profondamente umana, anche Nobel per la pace
In occasione del 90esimo compleanno di Sua Santità il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, che si celebrerà il 6 luglio prossimo, l’Unione Buddhista Italiana – attraverso le parole del presidente Filippo Scianna – riflette sulla figura di importanza storica e politica che il leader spirituale riveste a livello mondiale e sul suo ruolo nella società contemporanea di modello di attivismo non violento.
Una voce ferma e gentile quella del Dalai Lama, con cui ha indicato lungo i decenni una via alternativa ai conflitti che affliggono il mondo: è la voce della pace, della compassione, del dialogo, della responsabilità condivisa verso gli esseri senzienti e verso il pianeta. Premio Nobel per la Pace, è uomo spirituale e leader politico, rifugiato e costruttore di ponti, Maestro buddhista e interlocutore delle scienze moderne.
Una figura che ha sempre parlato all’umanità intera, oltre i confini geografici, culturali e religiosi. Ha infatti più volte sottolineato l’importanza di un’etica laica, condivisibile da credenti e non credenti, come base per una convivenza sostenibile, dove i “valori umani universali” come gentilezza, compassione, responsabilità etica e rispetto reciproco non appartengono a una religione o a una cultura, ma sono radici comuni dell’essere umano. È da sempre instancabile promotore del dialogo interreligioso, convinto che ogni tradizione spirituale, nella sua diversità, possa contribuire a costruire la pace, affidando con fiducia ai giovani il futuro del pianeta.
Il Dalai Lama ha inoltre messo in evidenza, con largo anticipo sui tempi, il legame profondo tra la dimensione spirituale e quella ecologica: la protezione dell’ambiente non è solo una questione tecnica o politica, ma una responsabilità etica e spirituale. Il rispetto per la Terra – che nella visione buddhista è parte della stessa rete di interdipendenza che unisce tutti gli esseri – è uno dei suoi impegni principali, insieme alla promozione dei valori umani e alla difesa della cultura tibetana. Per essa, propose nel 1987 il celebre Piano di Pace in 5 punti per trasformare il Tibet in una zona di pace, offrendo al mondo un modello di resistenza fondata su principi spirituali e non sull’odio. Questo gli valse il premio Nobel per la pace nel 1989.
In un’epoca attraversata da conflitti, polarizzazioni e crisi globali, l’esempio del Dalai Lama continua a ricordare che è possibile vivere con dignità e compassione anche nelle situazioni più difficili. Il suo è un invito profondamente attuale a riscoprire il potere trasformativo della bontà, ed è rivolto a tutti: non solo per chi si riconosce nel buddhismo, ma per chiunque senta l’urgenza di un’umanità più giusta, più libera e più pacifica.