Nella notte tra giovedì e venerdì, l’Ucraina è stata colpita da un’ondata di attacchi aerei: 550 ordigni, tra cui 539 droni e missili balistici, sono piovuto sul Paese in quello che è stato il bombardamento più intenso dall’inizio del conflitto. Le esplosioni hanno scosso intere città, provocando almeno 23 feriti tra i civili, mentre le autorità di Kiev hanno definito l’offensiva “senza precedenti”, sia per la ferocia degli assalti che per il numero record di velivoli senza pilota impiegati in una sola azione.
L’attacco, organizzato su larga scala, ha preso di mira infrastrutture critiche e centri abitati, lasciando dietro di sé distruzione e paura. Le sirene d’allarme hanno squarciato il silenzio della notte, mentre i sistemi di difesa aerea ucraini tentavano di intercettare i proiettili in arrivo, con esiti alterni.
Le città nel caos: blackout e raid aerei
Le ondate di attacchi hanno preso di mira Kiev, Dnipro, Kharkiv, Sumy, Černihiv: nel cuore della notte, mettendo a dura prova le difese ucraine. Nella capitale, il boato delle esplosioni ha squarciato il silenzio, scatenando il panico mentre migliaia di civili correvano verso i rifugi sotterranei.
“Una notte insonne, devastante. Kiev è stata il bersaglio principale”, ha denunciato con voce rotta dalla stanchezza il presidente Volodymyr Zelensky. Le sue parole, trasmesse in diretta, confermavano ciò che i video sui social media mostravano già: edifici ridotti in macerie, infrastrutture civili danneggiate, ambulanze che sfrecciavano tra le strade oscurate. Il bilancio, ancora provvisorio, parlava di numerosi feriti.
Mentre i razzi continuavano a cadere, una domanda riecheggiava nei bunker affollati: Fino a quando resisteremo?
L’escalation di tensione giunge a poche ore da una telefonata infruttuosa tra Donald Trump e Vladimir Putin, che ha segnato un ulteriore deterioramento dei rapporti tra Washington e Mosca. Durante il colloquio, il presidente americano ha ammesso di non aver compiuto “alcun progresso” nel tentativo di fermare l’invasione russa. Putin, dal canto suo, ha ribadito con fermezza che Mosca “non rinuncerà ai suoi obiettivi”, lasciando trasparire una netta chiusura a qualsiasi mediazione.
Le parole dei due leader, dure e prive di margini di compromesso, hanno reso evidente il fallimento diplomatico, spianando la strada a una nuova, pericolosa fase del conflitto.
Secondo il portavoce militare Yuriy Ignat, quello di ieri è stato il più massiccio attacco con droni lanciato dalla Russia dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022. Nonostante la violenza dell’offensiva, le difese ucraine hanno reagito con efficacia: 270 missili intercettati e altri 208 neutralizzati grazie ai sistemi di disturbo elettronico. “Numeri impressionanti, ma il rischio di nuovi raid rimane elevato”, ha avvertito Ignat, sottolineando la costante minaccia.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba non ha usato mezzi termini nel commentare l’escalation: “Questa è la prova del disprezzo assoluto di Putin per le pressioni internazionali”, ha dichiarato, sottolineando come il Cremlino continui a ignorare persino i tentativi di dialogo con Washington.
Secondo fonti ucraine, il tempismo dell’attacco non sarebbe casuale: i raid sono partiti a poche ore dalla telefonata tra Donald Trump e il leader russo, facendo sorgere il sospetto di una rappresaglia politica. L’immediatezza della risposta militare, infatti, solleva interrogativi inquietanti: Mosca sta mandando un messaggio preciso? O si tratta di una mossa per influenzare gli equilibri internazionali?
Mentre il conflitto entra in una fase ancora più drammatica, la comunità internazionale reagisce con crescente allarme. Le Nazioni Unite hanno condannato senza riserve l’attacco, definendolo “una grave violazione del diritto internazionale”, mentre la NATO sta valutando possibili risposte per contenere l’escalation. Nel frattempo, l’Ucraina rinnova con urgenza la richiesta di maggiore supporto militare, in una guerra che, dopo due anni, continua a infuriare senza tregua.