di Domizia Di Crocco

Roma è una città che galleggia su un passato monumentale e un presente disordinato. Da anni si dibatte su ciò che “servirebbe”, ma raramente si passa dalle parole ai fatti. La Capitale ha bisogno di interventi radicali, strutturali, coraggiosi. E invece, ciò che manca è proprio ciò che dovrebbe essere stato attivato da tempo.

Oggi più che mai, Roma non ha bisogno di una nuova narrazione. Ha bisogno di una nuova azione.

La città è ferma dove dovrebbe correre

C’è un paradosso evidente: i problemi sono noti da anni, ma le soluzioni restano nei cassetti. La gestione dei rifiuti, ad esempio, è ancora appesa a promesse di impianti che non arrivano mai, mentre i quartieri convivono con la spazzatura in strada e un senso crescente di abbandono. Non basta progettare: serve costruire, e serve farlo subito.

Nel settore dei trasporti, i ritardi sono cronici. Le infrastrutture su ferro sono inadeguate per una metropoli europea, i mezzi di superficie soffrono la mancanza di corsie preferenziali reali, manutenzioni costanti e controlli. Le poche innovazioni introdotte si scontrano con una macchina amministrativa lenta, frammentata, incapace di accelerare l’attuazione.

Ciò che manca non è l’idea, ma il coraggio

Roma ha un disperato bisogno di una regia unica, autonoma e competente, che metta ordine nel caos normativo, burocratico e gestionale. Serve un modello decisionale che sappia superare la logica delle emergenze per costruire un piano pluriennale, vincolante e operativo. Non servono nuove conferenze stampa, servono nuove procedure semplificate, nuovi strumenti straordinari, nuove responsabilità chiare.

La città ha bisogno di una manutenzione urbana quotidiana, capillare, coordinata. Serve una cabina di regia che tenga insieme decoro urbano, mobilità, sicurezza e verde pubblico. Serve un’azione che si veda, non solo che si annunci.

Il nodo vero è il tempo

Il tempo perso non si recupera con le promesse. Ogni mese che passa senza attivare ciò che è davvero necessario — impianti, linee metropolitane, digitalizzazione dei servizi, riorganizzazione dei municipi — è un mese in cui Roma perde terreno rispetto alle altre grandi capitali europee.

Non è più questione di “visione”, ma di attuazione. Il tempo delle idee è finito. Ora conta soltanto ciò che si mette davvero in moto.

Una città governata o una città lasciata andare?

Senza una strategia che tenga insieme interventi urgenti e riforme profonde, Roma rischia di rimanere ingovernabile per definizione. Eppure non è un destino scritto: ciò che serve esiste già nei dossier, nei piani, negli studi tecnici. Ma se non si attivano gli strumenti, se non si sblocca la macchina, tutto resta sulla carta.

Non servono più compromessi. Serve una volontà forte, autonoma, capace di dire dei “no” per poter realizzare qualche “sì” concreto.

Roma è pronta a cambiare, ma ha bisogno di chi abbia il coraggio di farlo davvero.

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