Di Domizia Di Crocco, opinionista politico per il Corriere Nazionale
ROMA – Nel nuovo scenario politico del 2025, l’opposizione non è più solo una voce critica nei confronti del governo: è diventata un laboratorio di proposta, un campo di battaglia comunicativo, un termometro del consenso popolare. Ma per chi governa, “superare” l’opposizione non può – e non deve – significare semplicemente zittirla o marginalizzarla. Significa affrontarla, disinnescarla dove necessario, e talvolta inglobarla.
Il contesto: opposizione frammentata ma iperconnessa
Oggi l’opposizione parlamentare è più frammentata che mai, ma ha trovato nuovi spazi nel digitale e nelle piazze, sfruttando un ecosistema informativo fluido, polarizzato e immediato. Se nel Novecento la forza di un’opposizione si misurava in seggi, nel 2025 si misura in engagement, in trend, in capacità di dettare l’agenda. La politica è diventata “live”, e l’opposizione vi prospera.
Ecco perché per il governo, “superare” l’opposizione richiede un cambio di paradigma: non serve solo blindare le maggioranze in aula, ma saper gestire le narrazioni. Non basta vincere, bisogna convincere.
Le strategie per governare senza farsi logorare
- Dominare l’agenda, senza rincorrere lo scontro
Nel mondo della comunicazione istantanea, chi detta il tema vince metà della battaglia. Chi governa deve anticipare l’opposizione, non inseguirla. Le uscite programmatiche, le riforme, persino le crisi, devono essere narrate prima ancora che accadano. La trasparenza e la previsione battono il sarcasmo virale dell’opposizione. - Ascoltare per neutralizzare
Molti governi si sono indeboliti ignorando le ragioni del dissenso. L’ascolto selettivo è invece un’arma strategica. Riconoscere l’esistenza di un problema sollevato dalle opposizioni – e se possibile, intervenire prima – trasforma un potenziale attacco in una vittoria politica. Non è debolezza: è anticipo tattico. - Cooptazione intelligente
Non tutti gli oppositori sono uguali. Alcuni sono ideologici, altri tattici. Le leadership intelligenti riescono a distinguere e creano alleanze trasversali su singoli temi. Questo vale soprattutto su riforme tecniche (giustizia, transizione energetica, digitale) dove l’interesse del Paese può mettere in ombra la contesa partitica.
Il rischio dell’arrocco
L’errore più comune di chi governa è chiudersi nella trincea. Questo atteggiamento può sembrare efficace nel breve periodo, ma rischia di amplificare il consenso all’opposizione nel medio-lungo termine. L’opposizione che non trova sfogo istituzionale si radicalizza e cresce fuori dal Parlamento, tra l’astensionismo e i movimenti spontanei.
Superare non è distruggere: la maturità democratica
La democrazia matura non teme l’opposizione: la riconosce, la legittima e talvolta la integra. Il 2025 ci pone davanti a una nuova grammatica della politica, dove il successo non è più solo numerico ma narrativo, inclusivo e strategico.
Il leader che saprà superare l’opposizione sarà colui che la comprenderà fino in fondo, senza mai dimenticare che anche oggi, governare è un verbo che richiede ascolto, visione e misura.
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