Del 1 Febbraio 2024 alle ore 13:24

L’alta velocità in Veneto, ma anche in Lombardia e nei cantieri delle grandi opere pubbliche, dovrebbe fare i conti con le sostanze perfluoralchiliche contenute nelle acque.

Opere che necessitano di cemento e, quindi di grandi quantità di acqua oltre alla domanda addizionale per cantieri.

Un aspetto sottostimato degli effetti sulle comunità considerata la grande quantità di acqua occorrente nei cantieri, dove il massimo si raggiunge nella realizzazione del progetto AV, a Vicenza: 369.000 litri al giorno la domanda di acqua.

Sui Pfas il silenzio delle istituzioni nella valutazione dei progetti è grave, a iniziare dalla assenza di considerazione, che ne fa la commissione di valutazione di impatto ambientale del ministero dell’ambiente.

Ancor prima, dall’assenza di quantificazione e valutazione dei pfas negli studi di impatto ambientale presentati dalla committenza dei maggiori progetti, quale è RFI.

Pfas rilevati anche in Lombardia.

Certamente appare assurdo che, a seguito della Decisione di esecuzione UE 2018/1147 della Commissione che riguarda le migliori tecniche disponibili, per i rifiuti (BAT) impone il monitoraggio di PFOS e PFOA negli scarichi degli impianti di trattamento dei rifiuti e, tace sugli scarichi idrici dei cantieri delle grandi opere.

PFOA (acido perfluorottanoico) classificato dallo IARC di Lione come cancerogeno certo e, inserito nella categoria 1 e il PFOS (acido perfluorottansulfonico) come“ possibilmente cancerogeno” e classificato 2 b.

A novembre scorso l’ARPA Lombardia ha pubblicato il Rapporto sul monitoraggio dei Pfas e poi ad aprile 2023.

I Pfos sono estremamente persistenti, con proprietà di bioaccumulo e i più diffusi nell’ambiente, sono soggetti a restrizioni in Europa da oltre 10 anni, ai sensi del regolamento (CE) n. 850/2004 sugli inquinanti organici persistenti (POP) e dal 2009 sono inclusi nella Convenzione internazionale di Stoccolma per eliminarne l’uso.

Con la Direttiva 2013/39/UE dal 2013 il PFOS e i suoi sali sono inclusi tra le sostanze “pericolose e prioritarie” da sottoporre, a monitoraggio nei corpi idrici superficiali.

Tale direttiva è stata recepita in Italia dal D.Lgs. 172/2015, che ha introdotto altre 5 sostanze della famiglia degli acidi perfluoroalchilici nell’elenco degli inquinanti specifici, a supporto della determinazione dello stato ecologico.

La Convenzione di Stoccolma ha regolato anche l’eliminazione del PFOA, dei suoi sali e dei composti correlati.

IL PFOA è stato vietato ai sensi del regolamento POP dal 4 luglio 2020.  

Per le acque sotterranee sono stati fissati valori soglia, per alcuni composti perfluoroalchilici con il decreto 6 luglio 2016 del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

IL provvedimento recepisce la direttiva 2014/80/UE della Commissione.

La Direttiva 2020/2184 del 16 dicembre 2020 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, ha introdotto sia il limite per singole sostanze PFAS (0,1 μg/l) sia quello riferito alla somma totale di PFAS (0,5 μg/l) riscontrati nelle acque destinate al consumo umano.

A livello nazionale, l’evidenza di una situazione di potenziale rischio nel bacino del fiume Po, emersa dagli esiti del Progetto europeo PERFORCE e confermata e approfondita da successive indagini sperimentali effettuate da istituti di ricerca, quali il Joint Research Centre (JRC) e dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR), ha portato nel 2017 il MATTM a richiedere ad ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) di avviare un’attività di monitoraggio dei PFAS armonizzando, a livello nazionale, i percorsi delle Agenzie Ambientali.

ISPRA ha dunque provveduto alla costituzione di un apposito Tavolo Tecnico composto dai rappresentanti delle varie Agenzie Ambientali le cui decisioni sono state tradotte, in un Piano operativo che ha previsto l’effettuazione di una campagna di monitoraggio sul territorio nazionale con l’individuazione di stazioni rappresentative della presenza delle sostanze in questione e con l’invio dei campioni a Laboratori agenziali di riferimento individuati a livello nazionale.

Tale attività è stata svolta nella prima metà dell’anno 2018 ed è descritta nel Rapporto ISPRA n. 305/2019, “Indirizzi per la progettazione delle reti di monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei corpi idrici superficiali e sotterranei”3.

Sempre a livello nazionale, nel 2019 è stato istituito l’Osservatorio Permanente PFAS costituito dall’ISPRA, dalle Agenzie per la protezione dell’ambiente e dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità).

A livello regionale, prima nel corso del 2017 in modo sperimentale e poi dal 2018 in maniera sistematica, ARPA Lombardia monitora i PFAS nelle acque superficiali e sotterranee.

L’essere umano è esposto ai Pfas attraverso molti prodotti, ma prioritariamente ingerendo acqua, per inalazione attraverso la doccia.

Le massime Autorità sanitarie USA, NIEHS e NTP hanno rilevato e resa pubblica l’associazione Pfoa, Pfos e disfunzioni del sistema immunitario, alterazioni endocrine, sviluppo cognitivo e alterazioni del comportamento nei bambini.

Un autorevole accademico il Prof. Biggeri della Università di Padova facendo riferimento a due studi quantifica in 4000 morti in più nei comuni veneti della zona maggiormente interessata ai Pfas, tra il 1984 e il 2018.

Un silenzio istituzionale mortale sull’argomento, che interessa anche le società pubbliche e non operanti nell’ambito soprattutto dei cosiddetti grandi lavori.

L’Alta velocità in primis con le gallerie e i viadotti soprattutto con il massimo della produzione di Co2 alla faccia degli obiettivi di decarbonizzazione.

Una indagine recente ha registrato che tre vicepresidenti della Commissione europea, il Commissario per l’ambiente, il direttore dell’Agenzia europea per l’ambiente e sei europarlamentari di diversi paesi sono stati testati per la presenza di 13 diversi tipi di PFAS nel loro sangue. Valori oscillanti di molto sopra la soglia di sicurezza.

L’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha proposto il divieto di tutti i PFAS.

L’articolo Grandi opere e inquinamento è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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