Del 21 Marzo 2024 alle ore 17:40
Si sta affacciando una nuova generazione, assai diversa dal passato, perché cresciuta in tempi di crisi perenne e nel pieno della rivoluzione tecnologica
Autore: Nicola Perrone direttore agenzia Dire
ROMA – Sgomberiamo subito il campo: il gesto del giovane studente che nell’aula del Senato ha mimato con le mani una pistola rivolta contro la premier Giorgia Meloni è grave e va condannato.
Il ragazzo, che lo ha ripetuto anche una seconda volta in faccia al presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha cercato di giustificarlo politicamente, in questo modo dimostrando stupidità e ignoranza.
Perché quel gesto riporta alla violenza degli anni di piombo, quando migliaia e migliaia di mani a mò di pistola venivano alzate durante le manifestazioni di piazza, gesti che molte volte erano accompagnati da veri colpi di pistola e con morti sulle strade. Ma lo studente di oggi ignora, magari considera il suo gesto pure dimostrazione di coraggio, invece è segno di stupidità politica innanzitutto.
Detto questo,però, non si può fare di ogni giovane un fascio, magari pensando così di mettere a cuccia le migliaia e migliaia di giovani che in questi ultimi mesi sono scesi in piazza a manifestare, molte volte accolti dalle manganellate della polizia.
Azioni dure, a volte ingiustificate ed eccessive, che ha costretto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a scendere in campo a loro fianco: “l’autorevolezza delle forze dell’ordine – ha detto il Capo dello stato- non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
Vero che vanno condannate le manifestazioni di intolleranza che si sono viste, con giovani che hanno impedito lo svolgersi di convegni o presentazioni di libri e dibattiti, ma l’attenzione va comunque spostata sul fatto che i giovani sono tornati a farsi vedere e sentire.
In particolare sui temi dell’antifascismo e dell’istruzione, sulla parità di genere e il cambiamento climatico. Essere giovani in Italia è più difficile che altrove. Sono migliaia e migliaia quelli che ogni anno se ne vanno altrove, a cercare un futuro che qui ormai sembra impossibile schiacciati come tutti siamo sull’urgenza e l’emergenza del momento, dell’attimo. Quelli che restano molte volte sono costretti a restare coi genitori fino a trenta e passa anni. Meno male che ci sono loro che ci pensano, ma comunque è segnale non di normalità ma di un problema sociale grave.
Si sta affacciando una nuova generazione, assai diversa dal passato, perché cresciuta in tempi di crisi perenne e nel pieno della rivoluzione tecnologica. Sono dotati di nuovi strumenti di informazione e interazione che hanno sviluppato in loro atteggiamenti precisi nei confronti del lavoro, sempre più precario, i consumi, l’ambiente, la politica. Ecco, di questo si tratta, si affaccia sulla scena una nuova generazione politica, con un’idea alternativa di futuro che ci tiene all’equità e allo sviluppo sostenibile.
La politica, quella che vediamo ogni giorno all’opera, è distante, più interessata al voto dei vecchi pensionati che a quello incerto dei giovani che non si lasciano abbindolare. E non si pensi che questa nuova generazione sia ignorante e indifferente. Non segue le vecchie modalità, ma tutti i sondaggi certificano che sono comunque informati e che, a loro modo, si considerano impegnati.
Anche se gli stessi sondaggi certificano però che c’è una grande fetta di loro che si disinteressa della sfera politica e di ogni forma di partecipazione appartenenti soprattutto a ceti popolari e con bassi livelli di istruzione. Se vogliamo far ripartire davvero il nostro Paese dobbiamo valorizzare questa nuova generazione, senza chiudersi in difesa o respingendo coi manganelli. Dall’altro tocca anche ai giovani fare attenzione a che il loro modo di relazionarsi non si trasformi in eccessiva semplificazione o nella scorciatoia dell’intolleranza ideologica. La democrazia non vive se prevalgono manganelli e intolleranza, e non ha futuro senza giovani pronti a difenderla. Tocca a chi governa e riveste funzioni politiche e pubbliche cambiare modo di agire, proporre soluzioni innovative. Tocca ai giovani avere il coraggio di discutere, di mettere le loro idee alla prova del confronto.
L’articolo Le proteste degli studenti sono giuste e non possono essere cancellate dal gesto di un giovane stupido è già apparso su Il Corriere Nazionale.