Del 23 Marzo 2024 alle ore 15:57
Il mondo contemporaneo è attraversato da diverse crisi che richiedono ormai un approccio integrale atto a ripensare lo sviluppo e i nuovi parametri di crescita. Siamo chiamati a misurarci con alcune delle problematiche più rilevanti del nostro tempo. Occorre quindi
indicare prospettive e soluzioni per alcuni delle sfide più pressanti che riguardano le nostre società, come la transizione digitale, l’avvento dell’ IA e le turbolenze geoeconomiche.
È necessario promuovere processi formativi secondo un modello di sviluppo solidale che attraversi le generazioni per favorire una crescita inclusiva, sostenibile e generativa. Le scienze dell’educazione, pedagogia e sociologia, avvalorano la formazione per lo sviluppo integrale della persona, nell’università, nel mondo produttivo e nella società civile. Tuttavia nel nostro Paese permangono grosse criticità in relazione alla realizzazione dei giovani in ambito professionale e lavorativo. Come affermato dal CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina:” I giovani sono il volàno per tornare a crescere, in un mondo in cui nuove competenze, nel digitale, nel green, saranno fondamentali. Investire nei giovani è quindi centrale, soprattutto nella formazione. II giovani oggi più che mai devono quindi essere al centro dell’agenda politica. Un’agenda per i giovani è indubbiamente fatta di più capitoli, ma il più importante nell’immediato credo sia quello del sistema formativo, troppo distante dai bisogni delle imprese e che contribuisce quindi poco alla crescita delle giovani generazioni”.
La formazione, come le competenze. è un qualcosa di non tangibile e quindi apparentemente difficile da identificare. Questa è però determinata certamente dal fatto che ciascun individuo, nel corso della propria vita, attraversa delle fasi di studio e delle fasi di attuazione della conoscenza. Questi processi si sviluppano tramite la scuola e l’università (il primo), tramite il mondo del lavoro e l’interazione sociale (il secondo). Per questo la formazione altro non è che la sintesi delle conoscenze che sono state ricevute durante la fase dell’educazione e durante quella professionale.
Ma la formazione, di base e avanzata, dovrebbe essere co-progettata in dialogo costante con i territori, i datori di lavoro, le aziende e la società civile. Dovrebbe puntare di più alle competenze trasversali e cercare un giusto equilibrio tra teoria e pratica: la prima senza la seconda è un esercizio astratto e ideologico, la seconda senza la prima è un fare insensato e scontato.
I benefici di questo dialogo si concretizzano quindi nelle:
- analisi dei fabbisogni formativi, che consiste nello studio delle esigenze e delle aspettative delle persone, delle imprese e del territorio, al fine di individuare le priorità e gli obiettivi della formazione;
- la progettazione dei percorsi formativi, che consiste nella definizione dei contenuti, delle metodologie, delle modalità, dei tempi e dei luoghi della formazione, in coerenza con i fabbisogni formativi dei professionali di riferimento;
- la realizzazione dei percorsi formativi, che consiste nell’erogazione delle attività formative, sia teoriche che pratiche, utilizzando le risorse e le strutture disponibili, sia in presenza che a distanza;
- la valutazione dei percorsi formativi, che consiste nel monitoraggio e nella verifica degli esiti e degli impatti della formazione, sia in termini di apprendimento che di inserimento o progressione lavorativa;
Lo squilibrio tra domanda e offerta del mercato del lavoro non riguarda solo le aree professionali ma è arrivato anche tra i manager e cresce di anno in anno. La difficoltà di reperimento di figure dirigenziali in Italia, secondo le elaborazioni dell’ “Osservatorio
4.Manager” su dati Anpal, nel 2023 ha riguardato quasi sette imprese su dieci. L’innovazione tecnologica e digitale, il cambiamento climatico, la crisi energetica, la pandemia prima e i conflitti poi, e ancora la domanda di flessibilità delle persone hanno innescato una profonda trasformazione dei modelli organizzativi.
Come è noto l’industria 4.0 è un processo che scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale e che indirizzerà le politiche industriali ed energetiche ad essere automatizzate e interconnesse. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo paradigma formativo che crei quelle nuove figure di cui vi è bisogno per far fronte alle richieste del mercato e rafforzi, contemporaneamente, le competenze dei profili più senior. La scuola, l’università e le reti del mondo del lavoro dovrebbe unirsi per aggiornare il sistema formativo del nostro paese. Forse così si potrebbe arrivare là dove la politica fino a oggi non ha saputo portarci.
Pino Presicci-Componente Scuola Politica “Vivere nella Comunità” Roma
L’articolo Ridisegnare i sentieri e gli scenari della Formazione è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.