di Mario Cantore

“La percezione di un oggetto o una situazione va considerata in quanto totalità strutturata e organizzata e non come somma di singoli elementi”.

Secondo la teoria del secondo ordine, ovvero quando non si vota per l’intera nazione ma si mandano dei messaggi a quest’ultima; l’anno elettorale che stiamo vivendo ha diversi punti di analisi; uno tra questi è il seguente: parte dell’elettorato, deluso da diversi anni per non aver visto realizzato ciò che gli era stato promesso nelle precedenti campagne elettorali, non può essere preso in considerazione come una somma numerica. Quest’ultimo chiede una visione e una strategia mirata e più strutturata.

Un secondo punto di analisi prende in considerazione il fenomeno delle disuguaglianze, nello specifico si prende la disuguaglianza economica e la disuguaglianza democratica. Recentemente il centro studi Tecnè ha rivelato che alle ultime elezioni amministrative chi possiede un reddito alto è andato a votare per il 72%, chi possiede un reddito medio è andato a votare per il 62% e chi possiede un reddito basso è andato a votare per il 28%. Da questi dati è possibile comprendere che la disuguaglianza rappresenta un problema non solo per l’economia ma anche per la democrazia.

Creare un’unica coalizione con il solo obiettivo di andare contro una parte politica non è una strategia vincente; negli ultimi anni abbiamo visto il dato sull’astensione sempre più in aumento e da questo si può ricavare che un elettore nel 2024 se deve votare un partito o una coalizione solo per andare contro un’altra decide di non recarsi alle urne. Da questo è possibile stabilire che occorre un progetto strategico; inevitabilmente quest’ultimo è costruito da una coalizione, ma un raggruppamento mirato e tenuto insieme anche da una condivisione di quattro o cinque punti che lancino il messaggio di un’unità numerica ma soprattutto sostanziale, in modo tale che l’elettore si senta rappresentato da un progetto politico.

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