Del 2 Febbraio 2024 alle ore 00:28
I pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico non precedentemente trattato che hanno ricevuto nivolumab in associazione ad ipilimumab sono andati incontro ad una riduzione del 28% del rischio di morte rispetto a sunitinib a otto anni dall’inizio del trattamento, indipendentemente dal gruppo di rischio
La duplice combinazione immunoterapica ha dimostrato un miglioramento della sopravvivenza e risposte durature rispetto a sunitinib nei pazienti a rischio intermedio e sfavorevole, così come in tutti i pazienti randomizzati
I risultati aggiornati dello studio di Fase 3 CheckMate -214 sono stati resi noti nel corso di una presentazione orale ad ASCO GU 2024
- OS: la OS mediana è risultata di 46,7 mesi nei pazienti a rischio intermedio e sfavorevole trattati con nivolumab in associazione ad ipilimumab rispetto a 26 mesi con sunitinib (rapporto di rischio [HR] 0,69; 95% intervallo di confidenza [CI]: 0,59–0,81). I tassi di OS di riferimento a 90 mesi sono stati del 32,9% rispetto al 22,0%, rispettivamente.
- DOR: la DOR mediana è stata di 82,8 mesi nei pazienti trattati con nivolumab in associazione ad ipilimumab rispetto a 19,8 mesi con
- PFS: la PFS mediana secondo il Comitato Indipendente di Revisione Radiologica (IRRC) è stata di 12,4 mesi con nivolumab in associazione ad ipilimumab rispetto a 8,5 mesi con sunitinib (HR 0,73; 95% CI:0,61-0,87), triplicando il tasso di PFS di riferimento a 90 mesi con il 25,4% rispetto all’8,5%,
- ORR: i benefici in ORR si sono mantenuti con nivolumab in associazione ad ipilimumab rispetto a sunitinib (42% rispetto a 27%). Inoltre, un numero quattro volte superiore di pazienti trattati con la combinazione ha ottenuto risposta completa (CR) rispetto a sunitinib (12% rispetto a 3%).
- OS: in tutti i pazienti randomizzati trattati con nivolumab in associazione ad ipilimumab, la OS mediana è risultata di 52,7 mesi rispetto a 37,8 mesi con sunitinib (HR 0,72; 95% CI: 0,62-0,83).
- DOR: nei pazienti trattati con nivolumab in associazione ad ipilimumab la DOR mediana è stata 76,2 mesi rispetto a 25,1 mesi con sunitinib.
- PFS: la PFS mediana secondo IRRC è stata di 12,4 mesi con nivolumab in associazione ad ipilimumab e 12,3 mesi con sunitinib (HR 0,88; 95% CI: 0,75-1,03).
- ORR: ORR è risultato maggiore con nivolumab in associazione ad ipilimumab rispetto a sunitinib (39% rispetto a 33%), e un numero quattro volte maggiore di pazienti trattati con la combinazione ha ottenuto una risposta completa (CR) (12% rispetto a 3%).
“I dati aggiornati dello studio CheckMate -214 di nivolumab in associazione ad ipilimumab nel carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico presentati ad ASCO GU sono la dimostrazione della nostra leadership di lunga data nell’immunoterapia, non solo nei tumori genitourinari, ma in diversi tipi di tumori. Questi risultati estesi sono l’ulteriore prova per la comunità scientifica del potenziale che abbiamo da tempo riconosciuto all’immunoterapia di trasformare i paradigmi di trattamento in oncologia”, afferma Dana Walker, M.D., M.S.C.E., vicepresidente, global program lead, gastrointestinal and genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “Siamo orgogliosi di riscontrare che i risultati a otto anni, il beneficio di sopravvivenza più esteso rispetto a sunitinib mai osservato in uno studio di Fase 3 in questa popolazione di pazienti, indicano una sopravvivenza globale sostenuta con questo approccio di duplice immunoterapia in prima linea e ne rafforzano il ruolo di attuale standard di cura in questo setting”.
L’articolo Carcinoma rene, ridotto del 28% rischio di morte per pazienti trattati con due farmaci in associazione è già apparso su Il Corriere Nazionale.