Del 23 Marzo 2024 alle ore 08:58

di Romina G. Bottino

Nei giorni scorsi, in commissione Affari costituzionali si sono espressi contro la proposta di modifica avanzata dalla Lega che proponeva il terzo mandato per i governatori  di regione e  i grandi comuni con più di quindicimila abitanti.

La proposta è stata rigettata proprio dagli alleati di governo, Fratelli d’Italia e Forza Italia ai quali hanno dato il loro sostegno il PD e il Movimento 5 Stelle, mentre l’emendamento leghista è stato  votato da Italia viva; Azione non ha partecipato al voto.

Nonostante l’esito della votazione in molti gruppi politici serpeggia il malumore per il risultato e per la mancanza di posizioni unitarie verso un provvedimento di riforma che piace anche alla Conferenza delle regioni, la quale vede nel superamento del tetto del secondo mandato una garanzia di stabilità politico-amministrativa e per tale motivo ha chiesto un incontro urgente con il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli.

 

Il segretario leghista si è affrettato a dichiarare che la bocciatura del loro emendamento non avrà alcuna conseguenza per la tenuta del Governo; eppure agire in modo improvviso ed inaspettato non sarebbe la prima volta per Salvini che nel 2019, nei giorni di ferragosto, nel pieno del fermo delle attività politiche, fece cadere il governo giallo-verde. Sicuramente le problematiche e le questioni in gioco rispetto al passato governo sono diverse e molto diversi sono gli alleati che storicamente hanno condiviso con la lega un lungo percorso fatto anche di programmi affini; ma la situazione degli equilibri interni della Lega è oggi molto delicata, decaduto il mandato per Zaia, quale governatore del Veneto, la leadership di Matteo Salvini, come segretario della lega, entra palesemente in crisi.

Certamente personaggi del peso politico di Luca Zaia, forte di uno dei consensi regionali più marcati d’Italia, non si lasceranno relegare in una posizione politica marginale e lo stesso è per gli altri governatori di antica data che hanno lavorato bene sul territorio ed hanno acquisito forti consensi ed in virtù di questi consensi hanno un grosso potere “contrattuale”.

Gli alleati di governo, con i loro voti contrari all’emendamento sul terzo mandato,  hanno dimostrato poca lungimiranza ed elasticità mettendo a rischio la  governance del Paese.

La proposta leghista è stata liquidata adducendo che non era programma di governo eppure molte proposte in passato,anche con governi diversi, sono state discusse ed approvate pur non essendo nel programma politico; d’altra parte le vicende di un Paese sono in costante cambiamento e ciò che è giusto all’inizio di un percorso può non esserlo più dopo particolari eventi,  bisogna sempre guadare al panorama politico e alle sue esigenze.

La Lega oggi è un alleato di minoranza, ma la Meloni non deve dimenticare che pochi anni fa sfiorava il 35% di consensi di voti e in un panorama così mutevole potrebbe anche giovare far cadere il governo; i piccoli partiti sembrano contare poco, ma in realtà hanno un ruolo strategico fondamentale perché rappresentano l’ago della bilancia in un sistema di governo e spesso ne determinano la sopravvivenza .

Ciò ha ben capito Matteo Renzi  che ha saputo usare Italia viva con grande abilità. La lega potrebbe addirittura agevolarsi dalla fine del governo, giocando una nuova carta: il generale Vannacci.

Aprire al generale significherebbe aprire ai suoi tantissimi sostenitori che oggi sembrano ancora di più in aumento a causa delle accuse mosse a suo carico, come si evince dai social.

Può risultare strano a dirsi, ma molti cittadini sembra si siano abituati a considerare come strumentali le indagini della magistratura nei confronti di personaggi propensi verso la politica o di probabile candidatura.

Inoltre una fascia di cittadini ha assunto un atteggiamento più critico verso determinati comportamenti del governo: quali il sostegno alla guerra in generale o l’appoggio ad una nuova candidatura della von der Leyen.

Le rigidità verso l’alleato di sempre sono apparse a molti ingiustificate e la premier deve ricordare che gli scenari politici evolvono rapidamente,  il suo stesso partito poco tempo fa era al tre per cento oggi ha ampiamente superato il trenta.

L’articolo Avanti a tutto rischio è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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