Festa del lavoro e rigore nel valutare il numero degli occupati, esprimendo indirettamente una valutazione sulle

politiche dei governi.

 Un parametro molto obiettivo per valutare gli occupati è rappresentato dall’ULA (unità di lavoro a tempo pieno): si ottiene dividendo le ore lavorate,  per quelle firmate nel contratto collettivo nazionale, quindi le ore lavorate dal 1 gennaio al 31 dicembre

 L’ULA tiene contro dei vari tipi di contratti atipici e, quindi maggiormente più utile del mero numero degli occupati.

ULA direttamente dipendente dalla variazione del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Se valutiamo (lo fa l’ISTAT), ULA rispetto all’anno 2007,  che è l’anno prima della grande crisi globale (sub prime e fallimento di Lehman Brothers) , e lo scorso anno 2023, ponendo pari a 100 gli occupati nel 2007 gli occupati  nel 2023 diventano 103,1, il PIL è a 99,6,  quindi inferiore a quello di 16 anni fa

 Attenzione valutando gli ULA quindi le Unità di Lavoro Annue siamo a 99,2.

Sedici anni di grandi modifiche al welfare e politiche di austerità , coerenti con i Parametri di Maastricht, mitigate con il Quantitative  Easing (strumento non convenzionale di politica monetaria)  della BCE ,  la sospensione del Patto di Stabilità al tempo del covid e, che sarà riattivato tra non molto.

 Salari e Stipendi che dal  1991 al 2022, sono cresciuti solo dell’1%, a fronte del 32,5% in media nell’area OCSE.  

Nello stresso periodo la quota dei salari sul PIL è  al 40%, quella dei profitti al 60%.

Questione salariale aggravata nell’ultimo triennio dall’incidere dell’inflazione.

A livello settoriale in crescita il settore delle costruzioni (+1,6%),  grazie agli incentivi sull’edilizia, ha fatto crescere l’occupazione di  318 mila unità rispetto al 2019.

L’industria in senso stretto (+1,4%), che però ne perde 720 mila rispetto al 2008 (-16,1%).

Prosegue il calo costante degli occupati in agricoltura.

Infine urge una forte e preventiva azione di policy verso,  gli effetti dell’IA (intelligenza artificiale)  sull’occupazione.

Secondo le più recenti stime del Fondo Monetario Internazionale, circa il 40% dell’occupazione globale è esposta all’IA, ovvero potrebbe subire impatti. Questa percentuale nei Paesi avanzati arriva a circa il 60% dei lavori.

Rimboccarsi tutti le maniche per evitare, che previsioni e stime non trasformino questo tempo già segnato da guerre, bassa crescita e questioni ambientali in tragedia immane.

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