Una breve storia del nostro grasso corporeo, tra attrazioni e avversioni senza tempo

L’uomo della preistoria apprezzava l’accumulo di grasso sul corpo femminile e questo lo si deduce da statuette preistoriche come quella rappresentante la cosiddetta Venere di Willendorf,  un manufatto realizzato nel Paleolitico superiore, tra il 23000 e il 19000 a.C..In evidenza grandi seni e grandi fianchi con depositi di grasso a definire l’apprezzata “steatopigia” indicatore  di fertilità e attrazione sessuale.

Dall’osservazione del mondo animale, grassezza e fertilità non erano sempre sinonimi, poiché l’asportazione degli organi sessuali favoriva l’ingrassamento, i capri dopo la castrazione diventavano sterili e liberati dalla voglia di accoppiarsi si dirigevano verso i pascoli più avidamente. Secondo Aristotele, la parte del sangue destinata al liquido seminale e allo sperma, si consumava nella produzione di grasso e questo spiegava  perché  animali ingrassati montavano meno. La ricerca di un corpo tonico e magro era molto diffusa in diverse civiltà, ad esempio gli egizi si raffiguravano sempre magri ma poi non sempre lo erano, alcune mummie ce lo dimostrano,  come quella della regina Hatshepsut, che togliendo le bende,  fu ritrovata con un corpo enormemente obeso. I Greci, per non ingrassare, consigliavano alle donne di evitare bagni caldi e frequenti rapporti sessuali per sciogliere il grasso, grazie a una presunta attività termogenica. Sorano sosteneva che coiti vigorosi e ripetuti erano un ottimo metodo per salvaguardare la figura femminile, poiché la mancanza di rapporti sessuali poteva provocare  sovrappeso e disturbi mestruali. A Sparta poi, i giovani ogni dieci giorni dovevano presentarsi nudi agli efori per verificare di segni di fiacca o effeminatezza come con il ventre sporgente. A Roma si differenziava la corpulenza con vari termini, pinguis per chi era ricco e benestante,  obesus per i soggetti  molto grassi e   crassus per quelli affetti da torpore e stupidità. Secondo Seneca gli uomini grassi e dissoluti che stanno svegli sino a tardi e schivano l’esercizio fisico assomigliano a uccelli ingrassati per essere uccisi e le persone con una distanza ombelico petto maggiore di quella petto collo sono ingorde e insensibili. In queste persone la capacità di provare emozioni delicate e le funzioni percettive sono ostacolate. Movimenti fiacchi e flemmatici trovano il parallelo nel torpore e goffaggine mentale. Il medico e filosofo persiano Ibn Sina conosciuto come Avicenna, consigliava un frequente esercizio fisico e nel Canone fornisce consigli sulle tecniche di calo del peso corporeo, con un aumento di volume localizzato. Ad esempio per pene e prepuzio consigliava una strofinazione fino all’arrossamento tale da trasferirvi il nutrimento. Il monaco arabo Costantino l’Africano sosteneva invece che  la pinguedine rende più sensibile alle malattie, bloccando gli umori e il flusso di sangue. Però nel  MedioEvo, i nobili diventano orgogliosi della loro pinguedine e del loro diritto a divorare e di ingrassare a spese degli altri, soprattutto viso e testa, il cibo comincia così a diventare segno di distinzione sociale. I re diventano grassi e vengono considerati sacri, con poteri terapeutici miracolosi. Carlo Magno divorava enormi quantità di carne ogni giorno, non poteva rinunciare a lungo al cibo con una corporatura robusta e massiccia, collo grasso e ventre un po’ sporgente, Carlo III è detto Carlo il Grosso e così Gugliemo II il conquistatore che decise di mettersi a dieta, in Spagna Sancho I non riesce nemmeno a montare a cavallo anche in Francia troviamo Filippo e il figlio Luigi Vi detto il grosso,  mangiavano così tanto da non riuscire ad alzarsi morendo entrambi di grassezza. Il grassissimo Enrico VIII (1540)  era in grado di montare a cavallo ma incapace di spostarsi se non in portantina. Dal XVI secolo arrivano i primi manuali della salute come Discorsi della Vita sobria (1563) di Luigi Cornaro che visse sino a 102 anni. All’età di 35 anni era un uomo infermo. I medici gli avevano pronosticato ancora pochi anni di vita. Un medico illuminato gli propose di cambiare stile di vita con attività fisica, dieta equilibrata e assenza di stress.Ciò gli consentì di diventare centenario in uno stato di salute e serenità sino alla morte . All’inizio del 600 il filosofo Nicolò Guido di Gozze aveva proposto la chiusura delle porte della sua  Ragusa  alle persone grosse, affermando la necessità di ogni sforzo per inculcare ai bambini abitudini salutari e suggerendo anche l’esilio per i 14enni troppo corpulenti.

Il grasso umano, nel 1600,  viene considerato utile per curare le ferite di battaglia, numerosi cadaveri vengono svuotati per raccoglierlo mentre il sudore dei morti combatteva le emorroidi. I farmacisti facevano scorte di grasso umano, l’ Axungia hominis estratto da cadaveri era utile  a trattare distorsioni, fratture ossee e artrite. Arrivando alla Rivoluzione francese diventa particolarmente ricercato il grasso fresco delle persone appena giustiziate Graisse de Guillotinè.

A fine settecento l’esploratore scozzese Mungo Park scrive dell’ingrassamento intenzionale delle bambine durante un viaggio di esplorazione nel bacino del Niger. Aveva notato che data la preferenza da parte degli uomini per le donne dalla mole ingombrante, le madri rimpinzavano le figlie con couscous e latte di cammella sino a farle diventare adatte al matrimonio. Anche le donne orientali venivano ingrassate come i maiali da portare al mercato mentre le donne occidentali cominciano indossare corsetti e altre artifizi sartoriali per mostrarsi snelle. L’ingrassamento viene visto come modello di sottomissione e l’obesità diventa nemica della bellezza femminile. Nel XX secolo i corpi pingui diventano una minaccia estetica e un rischio per la salute , l’obesità viene denunciata dai medici come foriera di patologie, disabilità, vecchiaia e morte e le compagnie assicurative britanniche e americane cambiano codifica ai fattori di rischio, fat and forty (grasso e quarantenne)  sintetizza nel 1935 l’inizio di un declino, la corpulenza diventa segno di deterioramento e usura già a 50 anni. Il grasso si considera sempre più fatale e la grassezza trascina verso il basso. Negli anni 50 arriva il fenomeno delle “maggiorate” bellissime attrici, che rilanciano per  un decennio la bellezza di pannicoli adiposi ben distribuiti  fino alla triste immagine della “donna grissino” con la modella Twiggy nel 1967 che si porterà dietro un’infinità di problemi sino al body shaming dei giorni nostri, 

 

Umberto Palazzo

Biologo ed Esperto in Educazione Sanitaria

Editorialista de IlCorriereNazionale.net

 

 

 

 

 

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